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Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023
Il tentativo di comprendere gli animali inizia dalla prima scena del film, dove un uomo, si scoprirà un filosofo, cerca di capire perché, la sua gallina non canta.
Il susseguirsi delle stagioni e la fine dell'inverno dovrebbe segnare il passaggio alla primavera e la festa-ricorrenza del paese, vedrà ' il rituale del ballo, del vin brûlé, del miele e del latte caldo ma non potrà assistere al tradizionale falò e non potrà decretare pertanto la cacciata della stagione fredda.
Zio inverno e' accusato di molti crimini: pigrizia, arroganza, vagabondaggio, ma non ci sarà modo di disfarsi di lui bruciandolo.
La primavera non vedrà la nascita di alcun germoglio, le api non producono miele e le mucche non forniscono latte.
Sarà meglio l'uomo del paradosso o del pregiudizio? Bisogna evitare l'inevitabile; ma gli uomini saranno in grado di comprenderlo?
In estate nevica, occorre comprare i fiori della speranza, gli alberi cadono e i pesci muoiono.
In autunno la violenza è tutto ciò che resta.
Un film al confine tra il documentario e la videoarte: immagine crudele di come la natura tenti di riscattarsi di fronte all'uomo comune, mentre il filosofo verrà bruciato dai pregiudizi come Giordano Bruno.
La natura non mantiene le promesse e si dovrà trovare un capro espiatorio.
Un eccellente operazione di arte contemporanea fatti di immagini immobili, ostili e silenziose intrise di mappature antropologiche.
"Devi avere il caos dentro per generare la stella danzante", frase famosa di Nietzsche, sarà l'unica citazione scontata, l'unico sguardo commerciale di un film insolito e estremamente raffinato.
Un grande istallazione cinematografica.
27-Jun-2023 di Beatrice