
Recensione di Beatrice On 09-Dec-2023
Io penso che il divertimento sia una cosa seria.
Parigi
In un piccolo teatro si sta rappresentando una commedia: Il cornuto.
I tre attori in scena si scambiano battute piuttosto piccanti mentre uno spettatore si alza interrompendo per esternare le sue critiche: la pièce sta completamente disattendendo le sue aspettative; lavora come guardia notturna, ha pochissime ferie e permessi; ha impiegato 45 minuti di treno e 15 minuti di cammino pertanto pretende di divertirsi, di emozionarsi, ricevere qualcosa su cui riflettere, invece no, non c’è nulla che può risarcire le sue aspettative.
Gli chiedono di poter continuare la rappresentazione ma non cede, ha una pistola, chiede un computer e uno degli spettatori gli concede il suo… l’immagine dello screen è imbarazzante e la password è “vaginale”.
Procede con la scrittura di un soggetto teatrale con grande lentezza in quanto non è abile a digitare.
Gli spettatori sono pazienti in quanto l’intrattenimento dell’avventore è piuttosto stimolante, mentre gli attori sono molto infastiditi, soprattutto il “cornuto” che è invidioso del protagonismo di Yannick.
Cerca pertanto di contrattare senza successo; la guardia si intrattiene piacevolmente con il pubblico mentre gli attori devono imparare la nuova parte scritta e stampata: i personaggi sono un dottore, un’infermiera e un paziente in coma.
Mentre Yannick è distratto “il cornuto” ora “dottore” riesce a sottrargli la pistola e inizia a farneticare e a esternare tutta la frustrazione di un narcisista privato, anche se per poco, del ruolo di protagonista.
Con pistola in mano ostenta tutta la sua arroganza non esitando a slatentizzare una mania di grandezza che lo strumento evidentemente gli agevola.
Si alterna il possesso dell’arma e l’interpretazione della nuova commedia, mentre Yannick si commuove e qualcosa sta per accadere…
Una commedia nella commedia, uno spettatore che diventa protagonista, un’arma che passa da una mano all’altra, un pubblico piuttosto passivo, un attore inevitabilmente narcisista, il complesso di superiorità di chi detiene il palco, il delirio di onnipotenza di chi detiene un’arma.
Temi cari a Dupieux, il narcisismo degli attori o degli artisti, vedi Daaaaaali, la psicopatologia e il disturbo, vedi Le Daim, la rincorsa paradossale del godimento, vedi Mandibules, il potere o i superpoteri come in Fumer fait tousser.
Tanto perché considerare la risata di Dupieux fine a se stessa è sempre un grande errore.
Sicuramente il riferimento ad una rappresentazione teatrale in un teatro popolare di Mosca interrotta da un commando di terroristi ceceni, non è casuale, come non lo è il gioco delle parti di “personaggi in cerca di autore” o di spettatori in cerca di emozioni e meglio ancora, è tutt’altro che casuale che solo uno spettatore anziano si alzi e esca dal teatro senza che gli accada nulla nonostante la pistola in pugno del “fuori di testa” della situazione.
L’interpretazione, il gioco, la realtà si intersecano nell’intreccio delle parti teatrali e sociali che si ribaltano tra la ribellione di uno e la passività di tutti gli altri.
Anche là dove si sceglie di andare e pagare si sosta nella rassegnata volontaria sudditanza di chi resta senza agire, di chi guarda senza avvedersi, di chi ascolta senza capire, di chi sosta senza indugiare.
La stridente risata, assurda e paradossale di Dupieux è sempre esilarante e irresistibile ma ancor più amara, cinica e disincantata.
La vita è una cosa troppo importante per poterne parlare seriamente.
09-Dec-2023 di Beatrice
Quentin Dupieux movies
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