
Recensione di Beatrice On 18-Nov-2024
Non dimenticare chi è morto per nient’altro che per il peccato di essere donna.
La storia delle streghe si interseca con le figure femminili meno rassicuranti dell’enciclopedia cinematografica per raccontare il periodo trascorso in un reparto psichiatrico dalla stessa Sankey dopo la nascita di suo figlio.
Interviste con professionisti della medicina, con pazienti, esperti e storici per offrire un panorama poliedrico delle donne che incorrono in problemi di salute mentale post partum.
Si parla di psicosi perinatale, un fenomeno pressocché sconosciuto a causa dello stigma costruito sulla maternità felice.
La Sankey come le altre donne che hanno incontrato questo disturbo descrivono che tutto andava bene fino a quando, una volta partorito ci si trova in un film horror dove anche la propria casa diventa il posto più spaventoso del mondo.
Si palesa il lato oscuro dell’essere madri: di questo non si parla perché la società ha paura, la madre viene vista come il luogo della sicurezza.
Subentrata l’ansia, la depressione, l’insonnia cronica: la psicosi come separazione dalla realtà diventa l’evento repentino che determina spesso la visione del diavolo e dei demoni negli occhi dei bambini.
Sentirsi dire che si è una cattiva madre e sentirsi tale è una degli eventi peggiori che possono determinare queste psicosi.
Una volta entrate in istituto psichiatrico, per i cattivi sentimenti nei confronti dei figli a causa dei quali la cosa che le mamme temono di più è stare da sole con loro, inizia il percorso di recupero.
I racconti evidenziano che da quando si rimane incinta inizia il senso di colpa, iniziano le pressioni, le aspettative e quindi i timori di non essere all’altezza.
Anche le streghe condannate nel XV e XVI secolo confessavano le stesse sintomatologie, con febbri dovute a sepsi: le forme maniacali erano dettate dalla follia, ossia psicosi puerperali.
Le streghe erano considerate l’opposto della brava madre e della brava moglie; molte di loro confessavano volontariamente per andare a morte.
Oggi i suicidi sono in crescita perché c’è ancora una scarsa consapevolezza della “maternalità”, termine coniato da Racamier, per descrivere e sottolineare l’importanza del processo psichico e affettivo che si sviluppa parallelamente a quello biologico corrispondente alla maternità: un passaggio cruciale della vita della donna che comporta una crisi d’identità. Stato tipico di fluttuazioni dell’umore che si possono avere nel post partum che hanno la caratteristica di poter essere oltre che repentini anche molto gravi, sebbene possano regredire anche velocemente.
Dopo 100 anni ancora si combatte con lo stigma: identificare madri e bambini a rischio è fondamentale.
Le malattie delle donne sono spesso sottovalutate, non considerate, non prese sul serio: spesso si minimizza la depressione, l’ansia post-partum e la psicosi perinatale rimane sconosciuta.
La Sankey raccontando la sua esperienza, ancora non completamente risolta dopo due anni e mezzo, evidenziando il fatto che le donne vivono l’impotenza di non essere ascoltate, di sentirsi nemiche della società che le vuole in un certo e unico modo.
Occorre imparare ad abbracciare culturalmente la strega: la guarigione può essere graduale ma bisogna essere accompagnate da esperti.
Spesso le brave streghe sono delle prigioniere giovani e belle ma la loro magia è solo un trucco senza significato.
Se non sei una madre felice, con una maternità felice allora sei sbagliata e sei una cattiva madre, ecco il trucco che condanna.
Ogni donna è una strega e ogni donna ha bisogno di una congrega.
Come sono state raccontate le streghe del passato?
Come sono state rappresentate le donne non rassicuranti della cinematografia?
Come sono caratterizzare le donne della televisione dei media?
Cosa ancora stigmatizza la rappresentazione della brava madre e della cattiva madre?
É cambiata questa modalità o ancora la mancanza di conoscenza del disturbo mentale denominato psicosi perinatale è esemplificativo di quanto viene nascosto ancora, sotto la superficie dello stereotipo maternità/felicità, una realtà profondamente drammatica e una ipocrita recita del gioco delle parti?
La Sankey dopo Romantic Comedy del 2019 mette in campo la sua esperienza traumatica attraverso un puzzle ricercatissimo di spezzoni filmici che vanno da Rosemary's Baby a Possession, passando per tutta quella cinematografia attenta alle patologie femminili legate al maligno e alla mitologia popolare delle streghe.
Una testimonianza biografica, artistica, sociale, politica, critica esemplare: una grande lezione di cinema, una illustre rivendicazione dei diritti di essere donne in tutte le modalità patologiche, peculiari, eterogenee, specifiche e alternative di quella realtà che fa della donna una creazione plastica dei desiderata altrui, condannata a rappresentare quel ruolo sollecitato “normalmente” dalla contenzione culturale che fa della ragione della malattia la dis-ragione del grande altro della ragione.
La Sankey incede sulla necessità del cambiamento del paradigma epistemologico contro la follia causa e risultato della condanna morale e della espulsione sociale: oggetto di criminalizzazione.
Un film che incita a restituire la follia a sé stessa, alla normalità di essere follia e non altra rispetto alla ragione.
Perché tutto ciò che è reale ha una sua razionalità e il nostro vedere le cose è storicamente determinato, non vale in sé.
Facciamocene una ragione!
Lo sguardo che abbiamo va interrogato e questo è segno di salute!
( Su Mubi dal 22 novembre)
18-Nov-2024 di Beatrice