WAKE UP ON MARS

Dea Gjinovci

1h 14m  •  2020

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Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023

La vita trova sempre delle possibilità per aggirare la realtà, per velarla, sostituirla, sempre con un piacere momentaneo di sollievo, ma sempre a prezzo di una perdita reale di vita o di una malattia

Un bambino rom di dieci anni sogna di costruire un’astronave per recarsi su Marte.

Le sorelle sono le “belle addormentate” in una realtà poco incantata e tuttavia surreale e crudele.

Non è un bell’inizio per una fiaba perché non è una fiaba ma una straziante verità.

Questo documentario racconta la storia di una famiglia Rom perseguitata in Kosovo, fuggita e richiedente asilo in Svezia. Quattro figli, due maschi e due femmine affette da una malattia di recente individuazione e ancora piuttosto misteriosa. Nominata in molti modi: “malattia della bella addormentata”, “stato catatonico”, “apatia”, esattamente UPPGIVENHETSSYNDROM, in inglese Resignation Sindrome, ossia sindrome della rassegnazione che colpisce solo i figli dei migranti in Svezia.

La cinepresa entra nella vita di questa famiglia molto unita che lotta per aver riconosciuto il diritto di asilo.

Lo scandalo dei Rom in Kosovo riguarda circa 8000 cittadini di questa etnia il cui insediamento viene saccheggiato e dato alle fiamme. Molti di loro sono fuggiti per paura di essere attaccati dai kosovari albanesi che accusavano i rom di collaborare con i serbi.

Alcune famiglie, tra le quali la famiglia di cui si occupa il film hanno ricevuto inizialmente asilo per tre anni, successivamente sono stati espulsi e una volta tornati nel loro paese perseguitati di nuovo.

Rientrati in Svezia stanno lottando per ottenere una cittadinanza permanente e stanno affrontando il dramma della malattie delle due giovani ragazze: Djeneta bloccata al letto da quando aveva 12 anni seguita un’anno dopo dalla sorella Ibaneta. Entrambe incapaci di alzarsi, nutrirsi o rispondere ad alcuno stimolo, alimentate con un sondino naso-gastrico.

Il dramma che vivono i figli di queste famiglie è quello di essere sempre in sospeso tra rinnovi e burocrazie e da questa tragica instabilità scaturisce una forma di psicogenesi culturale, un’alterazione delle funzioni psichiche dalle conseguenze profonde: attraversare precariamente il mondo al seguito dei genitori mette a dura prova la sopravvivenza e la psiche dei bambini e tale condizione di precarietà legata alla scadenza dei rinnovi crea una estenuante esperienza di fragilità.

Ciò che chiamiamo disturbo mentale può essere considerato un modo “anormale” di reagire a una situazione normale: ma forse è altrettanto e più giusto considerarlo un modo normale di reagire a una successione di situazioni anormali

Quanto la psiche incida sul soma è ormai cosa nota dall’intuizione dell’inconscio freudiano agli studi della psicosomatica e al placebo, tuttavia tale inevitabile connessione espone la scienza medica a continue e sorprendenti patologie che sono il risultato di culture e di realtà in costante cambiamento.

Da Jaspers in poi la psichiatria piuttosto che un catalogo di bizzarrie e stravaganze comportamentali, come era in precedenza diviene uno studio dei modi di essere espressi nei singoli vissuti della persona, accolti senza inferenze interpretativo-teoriche, ma quali appunto “fenomeni da studiare nella loro concretezza vissuta”.

La malattia raccontata dal documentario dipenderebbe dalla scomparsa di un’armonia interna o di un ordine preesistente che viene turbato e alterato ed è spesso un tentativo non conscio di dare una risposta o risolvere un problema sul piano emotivo e mentale.

La relazione del governo svedese suggerisce il fatto che i bambini apatici vengano da “culture olistiche”, dove è “difficile tracciare i confini tra la sfera privata dell’individuo e quella collettiva”. Si sono sacrificati per le loro famiglie perdendo la coscienza. “Anche se non sono stati incoraggiati direttamente e non è stata data loro alcuna direttiva”, afferma la relazione, “molti bambini cresciuti con il pensiero olistico possono comunque agire secondo le regole ’implicite’ del gruppo.”

Le linee guida si avvalgono della nozione di “senso di coerenza” introdotta dal sociologo israeliano Aaron Antonovsky. Il benessere mentale, teorizza Antonovsky, dipende dalla nostra convinzione che la vita sia ordinata, comprensibile, strutturata e prevedibile. Antonovsky suggerisce, come aveva fatto Freud, che la malattia psicologica nasce dall’incoerenza del racconto, da una storia di vita che vira fuori rotta.

Una quotidianità faticosa e straziante quella vissuta da questa famiglia che insieme ad altre deve relazionarsi con un vissuto patologico ontologicamente contemporaneo; l’individuazione di disturbi che siano il risultato di morbi cum e sine materia che solo la psichiatria fenomenologica aveva da tempo intuito sottraendo la ricerca della cura al mito positivistico di una esaustiva risoluzione nell’ambito della patologia cerebrale e ad una sua totale sudditanza alle scienze neuro-patologiche, aprendo così la strada a un approccio più propriamente antropologico nello studio delle malattie mentali.

L’esigenza di sapere cosa provano gli esseri umani nelle loro esperienze e come le vivono: avvicinarsi ai vissuti dell’altro con uno sforzo di immedesimazione costante e consapevole attraverso il valore dello strumento “empatico” per poter rivivere l’esperire altrui.

La GIinovci, ci fa riflettere a lungo su questi temi, inseguendo, per anni, con la sua telecamera un vissuto familiare che riflette un realtà sociale-politico-economica ormai globale: quali e quante saranno tutte quelle psicopatologie che questo mondo produrrà nel corso degli anni a venire e che desteranno lo stupore della psichiatria, come l’individuazione della sindrome della rassegnazione?

Quali e quante saranno tutte quelle psicopatologie che questo mondo produrrà nel corso degli anni a venire che susciteranno ancora perplessità, dubbi, interpretazioni, diagnosi e domande di fondo se le forse motrici della storia continueranno ad essere di natura capitalistica e se tale patologia socio-economica è strettamente relazionata con le patologie alle quali siamo esposti?

Molto spesso il disturbo mentale è l’unica libertà rimasta a chi non ha libertà: il modo di capire di chi non è stato messo in grado di capire altrimenti: l’unico potere di chi non ha potere.

27-Jun-2023 di Beatrice