UNA DONNA PROMETTENTE PROMISING YOUNG WOMAN

Emerald Fennell

1h 48m  •  2020

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Recensione di Beatrice On 26-Jun-2023

A promising young woman è il titolo originale dal quale la traduzione “promettente”; una giovane donna che fa ben sperare, che da buoni indizi per il futuro, invitante…

Su questo gioco di parole apparentemente superficiale e accattivante da commedia frivola e divertente si preannuncia la storia contemporanea della mitologica Cassandra.

Cassie non a caso è il diminutivo anglosassone omonimo, la gemella di Eleno, figlia di Ecuba e di Priamo, re di Troia, sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui ebbe la facoltà della preveggenza, pur rifiutando di concedersi a lui che, adirato, le sputò sulle labbra, condannandola a rimanere inascoltata.

Cassie è vittima di questa condanna; è stata violata nella psiche e quindi nel corpo.

La donna, al pari dell’uomo, è il proprio corpo ma il suo corpo è cosa diversa rispetto a lei.

Nell’ Agamennone di Eschilo, Cassandra soffre per il dolore di sapere che nessuno le crederà mai, nonostante la veridicità dei suoi vaticini. E’ un peso incredibile che porta con la dignità propria del suo rango, consapevole che il suo dono altro non è che una condanna.

Cassandra è vittima di uomini senza pudore, tracotanti, che non rispettano la sacerdotessa nel tempio, peccando così di Hybris.

Cassie è destinata a rimanere inascoltata fino al sacrificio estremo.

Ma non si arrende e ritraendosi dalla vita delle promesse si costruisce un percorso di giustizia personale.

Il film inizia con una inquadratura sul bacino di uomini che ballano in camicia e cravatta, facendo gesti volgari; un linguaggio altrettanto misogino segue alla vista di una donna ubriaca, facile e appetibile preda da adescare: Cassie.

Un linguaggio pieno di allusioni e giustificazioni:

“ha l’aria di sfida…”

“rischiano grosso le ragazze come quella…”

“è come un campo da golf…”

Possiamo darle un passaggio, “stai tranquilla sei al sicuro…”

Tra commenti di operai e automobilisti all’insegna di una violenza verbale pervasiva e sessista, Cassie reagisce, non subisce; la sua adorata promettente, anch’essa, amica Nina Fischer è stata violata nell’intimità, abusata dal branco dei suoi compagni di studi “colpevole” di essere ubriaca.

E Cassie continua, si trucca seguendo un tutorial che insegna alle ragazze qual è il make up per un blow job perfetto.

Dal nerd che sta scrivendo un libro su come deve essere un uomo oggi, allo yes man abusante di turno, impartisce lezioni di giustizia, non di vendetta.

Non risparmia neanche quelle donne che si sono sottratte alla responsabilità di tutelare i diritti delle proprie compagne, donne, amiche, colleghe vittime di un sistema che giustifica il maschio abusante.

Un vecchio compagno di università, ormai pediatra la corteggia e lei, dopo una iniziale ritrosia, paura, resistenza sembra lasciarsi andare ad un nuovo inizio.

Mentre la pellicola sembra virare pericolosamente verso un romantico romanzo rosa parte un destro che colpisce al volto la coraggiosa Cassie e insieme a lei lo spettatore.

Inizia la seconda parte, divisa in capitoli, dove ognuno di questi cadenza la funzione rieducativa che Cassie mette in atto su coloro che non hanno impedito, sono stati a guardare, consentendo la perpetuazione del reato e l’omissione del corso della giustizia: dalla collega Madison, alla preside Walker, fino a chi le è più vicino.

Scene esilaranti, come quella in cui vendica gli insulti sessisti di un volgare rozzo autista, spaccandogli con un arnese i fari oltre che i vetri del furgone, sono estremamente catartiche.

L’addio al celibato del protagonista dello stupro di Nina si avvicina e Cassie ordisce una trappola che solo una figura mitologica destinata a rimanere inascoltata può concertare.

Mentre ella varca la soglia della reggia di Agamennone le viene profetizzato il suo drammatico futuro. Si augura una morte dolce, consapevole di andare incontro all’altare sacrificale, priva di colpe, se non quella di possedere un dono, in quel momento, inutile. Il coro della tragedia capisce subito che Cassandra è una donna saggia e sofferente. O donna molto sventurata invero e pur sapiente assai, molto ti allungasti. Ma se veramente conosci il tuo destino, perché, a guida di giovenca, spinta da un dio, arditamente muovi verso l’altare?

Cassie come Cassandra rappresenta la donna lungimirante e per questo considerata pazza; come Polissena e Ifigenia, rispecchia l’immolazione del sesso femminile a oggetto, soggiogata dalla volontà maschile, vittima di un ignorante patriarcato e destinata a trovare al libertà solo a vita strappata con forza.

Una promettente fanciulla, intelligente e destinata a raggiungere il successo professionale, condannata tuttavia, ai tempi, come ora, dal rifiuto di uno scambio sessuale prepotente deciso unilateralmente dall’illustre dio Apollo, di gran moda anche per le Cassandre contemporanee, come pedaggio alla capacità di presagire il più o meno funesto futuro.

Cassandra diviene quindi il simbolo di una verità prima rifiutata e poi riconosciuta come tale; un ossimoro che incarna insieme la vittima e la carnefice, la conciliazione e la ribellione, l’amore e la morte, l’appartenenza e l’emarginazione.

Il totale isolamento della sua esperienza la rende una figura paradigmatica che racchiude, nella sua sorte, nell’antichità come nella attualità, tutte le voci femminili della tragedia greca e contemporanea.

Emerald Fennell, si erge orgogliosamente paladina della causa femminile attraverso una trasparente, potente presa di posizione netta, non fraintendibile né tantomeno criticabile se non altro nella sostanza. Un bel calcio su quelle parti molli del basso ventre testosteroniche e acefale.

Cronaca di una giustizia annunciata quella che si compie in cinque atti dove una tipa tosta come Cassie squarcia con le sue unghie colorate lo sguardo su quel sottomondo maschile che sorprende il Sundance Film Festival 2020.

Arriva oggi nelle nostre sale dopo la candidatura all’Oscar come miglior film, miglior attrice, miglior sceneggiatura originale 2021; altrettanto per il Golden Globe e per la British Academy Film Awards ecc.

Il meccanismo del film incalza nella forma della fotografia, dei colori, della musica, di una estetica eccentrica e adrenalica senza tuttavia alcuna consolazione ristoratrice: i vestiti luccicanti, le parrucche psichedeliche, le candy colorate risvegliano l’attenzione di chi trascura la realtà, di chi dichiara non aver fatto nulla, di non aver visto nulla e di avvalersi del beneficio del dubbio.

Cassandra non è quello che la narrazione popolare vuole che sia, non è portatrice di male ma preveggente e se quello che prevede è negativo non dipende da lei e, la si ascolti o no, accadrà.

Cassie, la Cassandra contemporanea non accetta di rimanere inascoltata e non organizza vendetta ma predispone che giustizia sia fatta sia a livello culturale che legale.

Un film promettente, importante, inquietante, necessario.

Un film che non consente di distogliere lo sguardo, che non ammette alibi, che rimbomba nella testa, disturbando e invadendo il corpo di tutti coloro che hanno conservato la capacità di SENTIRE.

La scoperta dell’uomo che i suoi genitali potevano servire come arma per generare paura deve essere annoverata fra le più importanti scoperte dei tempi preistorici, insieme all’uso del fuoco e le prime rozze asce di pietra. Dalla preistoria ai nostri giorni lo stupro ha svolto una funzione critica. Si tratta né più né meno che di un consapevole processo di intimidazione mediante il quale tutti gli uomini mantengono le donne in uno stato di paura.

26-Jun-2023 di Beatrice


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