UN AMOR

Isabel Coixet

2h 20m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 30-Oct-2023

Nat va a vivere in affitto in una casa diroccata in mezzo alla campagna de La Escapa, Aragona. Il padrone è piuttosto rude e le lascia un cane evidentemente malandato, ferito e pieno di cicatrici.

Lei continua a fare la traduttrice ma a distanza; prima si occupava delle storie drammatiche di donne immigrate ma l’emotività procurata da quei vissuti la portano ad allontanarsi.

Si ritrova in un contesto rurale estremamente bizzarro; la casa è a pezzi e quando piove entra l’acqua ovunque e pur rivendicando questo disagio il padrone le risponde in modo violento ricordandole di averla avvertita e di esserle andato incontro sul prezzo con un atteggiamento sempre intimidatorio. I maschi in generale si rivelano disponibili ma infidi e Nat rimarrà piuttosto imbarazzata da atteggiamenti invadenti non condivisi altresì evitati.

Il vicino vetraio apparentemente gentilissimo e disponibile si rivela alquanto indiscreto e la famiglia con due figlie e un altro in arrivo aperta agli inviti e ai nuovi arrivati nasconde qualcosa di strano.

Andreas, chiamato dai pochi abitanti del luogo “il tedesco”, è in realtà armeno: un omone grande e grosso che un giorno si presenta offrendole di riparare il tetto se gli consentirà di “entrare” dentro di lei, con una modalità contrattuale estremamente pragmatica. Lei gli risponderà di no.

Dopo qualche giorno di pioggia sarà Nat a presentarsi da lui consentendogli di “entrare”… Da lì seguiranno inspiegabilmente una serie di incontri che confermeranno l’ossessione attrattiva che la donna proverà nei confronti di quest’uomo, fino ad un esito piuttosto prevedibile.

Liberamente ispirato al romanzo Un amore di Sara Mesa, analizza la genesi di uno strano amore unilaterale sullo sfondo di una realtà marginale governata dal pregiudizio.

D’altronde anche lei è una straniera e la finta accoglienza che le rivolgono gli abitanti, compresa la coppia anziana con moglie in demenza senile, non esiterà a presentarle il conto.

Il cane che lei chiama Burbero, sottoposto ad una visita veterinaria verrà diagnosticato ermafrodita, eventualità piuttosto rara che si verifica nel corso dello sviluppo embrionale: le creerà qualche problema; nonostante ciò continuerà a viverlo come unica creatura veramente affidabile.

In questo ambiente Nat si muove con uno sguardo sospettoso e diffidente, soprattutto quando riceve attenzione non richiesta; il luogo doveva essere per lei un rifugio tranquillo nel quale sentirsi a casa mentre si rivela pericoloso e infausto.

Tutto sembra precario; qualche piccolo negozio e case di contadini e piccoli commercianti che fanno la spola tra La Escapa e Petacas, il centro più vicino e più fornito.

La Coixet ritorna con un altro personaggio femminile, ne delinea un ritratto volutamente incompleto e vago sottoposto ad una sopravvivenza dura e imprevedibile in un contesto violento, contraffatto e ipocrita.

Come se volesse sottoporre ad analisi la capacità di resistenza di una donna fuggita dal dolore e ritrovatasi in cattività.

Il titolo apparentemente ingannevole in realtà vuole sottolineare probabilmente l’unica scelta inizialmente subita e poi agita dalla stessa Nat: tutto il resto non è altro che una conseguenza di vicissitudini che producono il destino della donna. Fragile, piuttosto confusa, tuttavia coraggiosa seppur rappresentata con quel senso di inadeguatezza nel rispondere alle domande che la vita le pone, soprattutto quando si trova in un contesto immobile claustrofobico e ottuso come La Escapa.

Sembra inevitabile non sottolineare la similitudine spinta tra la storia della piccola cittadina del cane chiamata Dogville di Lars von Trier (con tutto il rispetto), e questa storia: in entrambe è innegabile lo stigma. Piccole comunità reazionarie e torpide, violente e ostracizzanti.

Come lì anche qui gli abitanti stabiliscono le regole del gioco, fanno i conti con le altrui trasgressioni, emettono giudizi inappellabili e stabiliscono punizioni esemplari, includendo ed escludendo lo straniero, fuggitivo o no che sia per fargli iniziare la discesa attraverso i gironi infernali della riprovazione sociale.

Qui le mura ci sono diversamente da Dogville, anche se fragili, precarie e trasparenti: anche qui tutti sanno tutto quello che accade, sebbene dentro le pareti di casa.

La Coixet riesce comunque ad inquadrare un personaggio femminile complesso, estremamente sfaccettato incurante di quanto possa essere incomprensibile e anticonvenzionale: l’interesse converge sul mistero che riguarda il passato e l’interiorità di una donna coraggiosa sebbene ferita, irrisolta tuttavia complessa.

Il viaggio interiore in una casa precaria, in un paese spopolato pronto al linciaggio non appena ti ha accolto: un racconto duro e algido, realistico ma estremamente infausto e sinistro con fuga e pseudo catarsi finale.

Volevamo essere un’anima e un miracolo

Perché l’amore a volte è così meschino?

L’incantesimo ha perso il suo potere

Quasi congelato insieme…

Andrà sempre di nuovo bene

Non importa quanto fa male adesso,

non importa quanto possa diventare buio.

E’ sempre giorno

A volte sento la terra urlare di dolore

Perché a volte le persone sono così cattive?

Il mondo ha perso la testa

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Es wird wieder gut (Lange Fassung)

Max Raabe & Palast Orchester

30-Oct-2023 di Beatrice