
Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023
Volutamente fuorviante anche nel titolo che poteva essere "it must be the time", l'ultimo film di Sorrentino è una lezione di rallenty-life, una road-slow-movie di eccellente qualità.
"Di che sesso è questa carota?" è la prima domanda posta da un tizio visto in tv nella strepitosa casa di Cheyenne, una ex rock dark star, con il volto imbrattato di rossetto e cipria, capelli cotonati e movimenti lentissimi come una vecchia signora un pò rimbambita...
Nella vita ha provato di tutto, soprattutto ha tirato eroina perché non sopporta gli aghi, ma non ha mai fumato, perché è rimasto bambino e "i bambini non sono attratti dal fumo".
Non ha figli ma una moglie madre che fa il pompiere e un'amica adolescente che ritiene "la violenza sia ovunque ma non si fa sempre vedere".
Convive con un trolley anche quando gira per la città e gioca a pelota nella piscina vuota insieme alla moglie, che lo fa vincere per farlo "sentire un gran maschione", trova sia più divertente di nuotare.... ecco perché non l'ha mai riempita di acqua.
Il tema del tempo è continuamente ricorrente:
le donne si innamorano se gli dedichi tempo, le fa sentire sicure, non sanno di valere così tanto;
"passiamo troppo velocemente da quando si dice - farò così - a quando - è andata così -";
"non è vero che è meglio tardi che mai, tardi è tardi!".
" Non avrò mai un cellulare" dice Cheyenne, la sua lentezza evidentemente non glielo consente.
E' un artista fragile, spesso candido come un bambino, dolce e molto paziente, deve sopportare un lacerante senso di colpa ma sa anche che se rallenti la morte arriva lo stesso come arriva il tempo della vendetta.
Dopo 30 anni di lontananza muore il padre, ebreo, rinchiuso nei campi di concentramento che ha dedicato la vita a rintracciare il suo carnefice perché "ci sono molti modi di morire, il peggio è rimanendo vivi".
Cheyenne lo cercherà, lo troverà e lo condurrà all'umiliazione perché "l'inesorabile bellezza della vendetta è la perseveranza".
Un film alla ricerca del tempo perduto attraverso il viaggio della vita fatto di spazi antologici, di una fotografia sublime, di una musica immensa di una artisticità pressoché unica; ma anche una esasperata ricerca di stravaganza quasi ossessiva e un eccellente, spietato elogio della lentezza.
Un film d'arte che parla di amore e morte, partenze e ritorni, spazi e tempi inesorabili, di attesa e di illusione....
perché " non è vero, ma è bello che tu me lo dica".
Sofisticatissimo....
27-Jun-2023 di Beatrice
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