Recensione di Beatrice On 20-Oct-2024
Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla.
Los Angeles
Jack è un ragazzo con un fisico scultoreo, come una divinità greca.
Porta con sé un una sorta di casco pesante che dovrebbe provvedere a sostituire qualunque gym center: indossarlo consente di allenarsi e di rinforzare i muscoli del collo, come nessun altro allenatore sarebbe capace di fare.
Inizia la sua settimana, per l’esattezza otto giorni durante i quali prova a convincere personaggi famosi del calibro di Lenny Kravitz e Paris Hilton a fargli da testimonial, intraprendendo con loro, soprattutto con Kravitz, che cerca di evitarlo in tutti i modi, un percorso di stalking ai limiti della denuncia.
Viene anche contattato da una azienda alla quale ha proposto la sua creazione, la cui Ceo, una certa Bob, sembra interessata: la possibilità di un business produttivo è a portata di mano, soprattutto perché la segretaria intraprende un’operazione di persuasione sulla efficacia del bizzarro copricapo pesante che a dire di Jack sarebbe il trainer di vip famosi.
Il problema è come intraprendere la produzione di mille capi entro tre giorni da mettere in commercio.
Inizia così un percorso surreale, delirante, colorato al neon, dove la fotografia, gli aneddoti, i personaggi, le auto, gli incontri che si fanno scontri, gli outfit, divengono il vero intrattenimento, fatto di tutto e nulla.
Lo spettacolo non manca, l’originalità e l’estrema contemporaneità artistica della forma sono sicuramente insoliti e creativi: una divertente istallazione di 95 minuti dove i contenuti dialogici sono ridotti all’osso mentre l’idea è tutt’altro che scontata seppur ridondante.
L’ossessiva ricerca di Jack di diventare ricco e famoso attraverso un prodotto alquanto futile, superfluo, inefficace e improduttivo, forse anche dannoso, non retrocede difronte ad alcun perplessità che diviene rifiuto.
E sebbene nulla sembra funzionare perché l’american dream possa realizzarsi, accade qualcosa che imprevedibilmente, involontariamente e inconsciamente produce una reazione da parte degli astanti fino a renderli follower ai limiti del maniacale, sedotti da un giovanotto tutto muscoli e niente cervello che mette i propri disagi personali a disposizione di tutti, rendendo il prodotto, in pochissimo tempo il più ambito, desiderato, ricercato dal mondo social.
Questo conferma quanto il trend del privato, del passato, del dolore, della solitudine, del vittimismo, dell’abbandono, della malattia avvicina e funziona sempre.
Non è importante il valore del prodotto ma l’immagine che il possesso può rappresentare a prescindere, tanto da renderlo agognato ai limiti della maniacalità: una omologazione di principio è in atto e non è azione ma acefala conform-azione dettata dall’imperativo patologico che dissuade il processo individuativo in virtù di quello omologante.
Il prodotto deve produrre, creare, inventare, inculcare la necessità dello stesso e per fare questo il veicolo è sottile, apparentemente sofisticato tuttavia subdolo, basico ed elementare.
Una commedia indie inusuale, assurda e grottesca direttamente proporzionale al grottesco e assurdo potente e evanescente successo o insuccesso ai tempi dei social.
Tutto ciò di cui hai bisogno in questa vita è ignoranza e fiducia, poi il successo è assicurato.
20-Oct-2024 di Beatrice