THE LOST NOTEBOOK DES TABTE NOTESBOG

Ida Marie Gedbjerg Sørensen

1h 20m  •  2024

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Recensione di Beatrice On 13-Jun-2024

Il cinema non ha confini, è un mezzo che ci fa vedere la realtà da un altro punto di vista.

Un diario viene ritrovato in una soffitta di Budapest, appartenente ad un operaio ungherese del periodo comunista.

E’ riportata la registrazione puntuale di tutti i film visti in vari cinema per 52 anni dal 1942 al 1994, per l’esattezza 2158 lungometraggi.

Questo taccuino diviene il percorso che la regista intraprende per narrare la storia di una famiglia attraverso lo strumento appassionante del cinema.

Il percorso temporale intrapreso si serve di spezzoni di film annoverati nel diario dai quali emerge anche la storia dell’Ungheria comunista oltre che la storia di realtà e individualità ai margini che affrontano i propri vissuti traumatici e enigmatici.

L’itinerario di una famiglia che si aggira tra limiti psicofisici impartiti da una società alienante dalla quale è possibile evadere, nella quale è possibile sopravvivere, sognare e immaginare solo attraverso il cinema.

L’unica arte che consente a queste persone di estraniarsi dalla realtà, di esorcizzare le frustrazioni, sopravvivere alla insensatezza.

Una fuga, una evasione temporanea per allontanarsi dalla realtà quotidiana che soffoca le libertà per immergersi in mondi diversi, storie avvincenti e personaggi con cui empatizzare; un rifugio emotivo, un conforto che risuona nelle esperienze personali offrendo una visione alternativa.

Un amore per il cinema che l’autore del diario ha trasmesso ai suoi figli; la figlia Szilvia e il figlio maggiore Istvan che insieme alla moglie si prende cura di Attila, il nipote abbandonato dalla madre quando aveva solo tre mesi.

Quest’ultimo non sa, perché è un segreto che risiede nei misteri familiari, di essere figlio di Szilvia e non suo fratello come le hanno raccontato.

Se il cinema poteva sicuramente essere una finestra aperta su un mondo altro per l’autore del taccuino, continua ad esserlo anche per tutta la famiglia che vive immersa nei dvd e nei tempi scanditi dai lungometraggi.

Una profonda vena di malinconia accompagna la costruzione del documento, sebbene non manchino ambiguità, possibilità, piccole amenità intersecate ad una dimessa ambientazione.

Una riflessione su cosa può significare il cinema per ciascuno di noi, un varco di annotazioni e di immagini che raccontano un vissuto particolare e temporale e che tuttavia mantengono la loro universalità.

Quale esperienza facciamo nel momento in cui ci sottoponiamo deliberatamente alla visione di un film; quali strumenti abbiamo ma soprattutto che esperienza consentiamo si faccia della nostra esistenza.

Un film sul cinema ma soprattutto sugli spettatori che divengono protagonisti, nel tentativo apparente di fuggire la realtà, di estraniarsi; un film che apre un varco tra la finzione e la possibilità dell’incontro con la propria esistenza, osservata, misurata e percorsa in modo alternativo attraverso una prospettiva trasversale e consapevole.

Il cinema è una questione di ciò che è nella cornice e di ciò che è fuori.

13-Jun-2024 di Beatrice