The Fantastic Four – First Steps

I Fantastici Quattro – Gli Inizi

Matt Shakman

Fantasy • 2025 • 1h 55m

The Fantastic Four – First Steps

I Fantastici 4 tornano sullo schermo. 
La vera bomba – e la Marvel ci tiene moltissimo che lo capiamo – è che Sue Storm è incinta. Una gravidanza tra meteoriti, buchi neri e combattimenti interdimensionali: finalmente, il sogno di ogni madre moderna. Altro che epidurale: qui si partorisce con l’aiuto della Forza di Gravità Zero.

Recensito da Beatrice 23. July 2025
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Quando la Marvel partorisce — letteralmente — un universo parallelo
Ci risiamo. I Fantastici 4 tornano sullo schermo. Di nuovo. Con un altro cast, un’altra estetica, un’altra origin story. Ma tranquilli, non hanno certo riscritto tutto: l’invisibilità narrativa, i dialoghi gommati e la profondità emotiva degna di una piscina per bambini sono rimasti al loro posto. Solo con più lucine e un leggerissimo accenno a temi adulti, come il mistero dell’essere genitori... nello spazio.
Sì, perché questa volta la vera novità non sono le tute aderenti, né l’ennesima minaccia cosmica in arrivo da una galassia che, evidentemente, non ha un sindacato. No, la vera bomba – e la Marvel ci tiene moltissimo che lo capiamo – è che Sue Storm è incinta. Una gravidanza tra meteoriti, buchi neri e combattimenti interdimensionali: finalmente, il sogno di ogni madre moderna. Altro che epidurale: qui si partorisce con l’aiuto della Forza di Gravità Zero.
E la sceneggiatura ce lo fa pesare. Questo bambino è speciale. Questo bambino è diverso. Questo bambino – attenzione spoiler profetico – è Franklin Richards. Il Quinto. Il Next Gen. Il SuperFiglio. Ecco il vero punto: non siamo davanti a un film, ma a un trailer lungo due ore per un sequel già programmato, una saga familiare in cui il neonato ha già il contratto firmato per comparire in almeno tre crossover, uno spin-off su Disney+ e un cameo in Avengers 12: Culla Infinita.
C’è qualcosa di stranamente comico nel vedere i nostri eroi affrontare cataclismi cosmici mentre discutono di pannolini interstellari e decidono chi dovrà insegnare al figlio il controllo delle fiamme o della telecinesi. Reed Richards, l’uomo più intelligente dell’universo, qui diventa una specie di papà multitasking che alterna la costruzione di portali quantici alla scelta del nome per il pargolo. Spoiler: è già un personaggio più interessante di metà cast.
Tutto il film ruota attorno a questa sospensione tra l’avventura supereroistica (che sembra presa da un vecchio cofanetto dimenticato nel retrobottega della Marvel) e la preparazione al futuro erede, che chiaramente dovrà salvare il mondo, o distruggerlo, o farci almeno vendere milioni di lunch box.
La minaccia principale – Galactus o chi per lui, perché onestamente a questo punto i villain sono intercambiabili come le cover del telefono – sembra solo un pretesto per arrivare al vero climax: la rivelazione che dentro quel pancione c’è la nuova frontiera del franchise. E mentre l’universo rischia l’annientamento, il vero pathos è: nascerà prima la pace cosmica o il piccolo Franklin?
Ora, diciamolo chiaramente: ci si aspettava molto di più in termini di divertimento e mordente. Un tono più scanzonato, battute più affilate, una scrittura capace di prendersi gioco di sé, come nei migliori momenti del Marvel Cinematic Universe. E invece ci ritroviamo con una comicità tiepida, priva di ritmo, che sembra aver paura di spingersi oltre lo humor da doposcuola galattico.
Non si tratta di un film, ma di una gravidanza collettiva, una gestazione simbolica del prossimo business narrativo. Tutto è costruito per farci credere che stiamo assistendo a un passaggio epocale, quando in realtà stiamo solo guardando l’ennesimo episodio pilota travestito da reboot. Con la differenza che ora, oltre a salvare il mondo, i nostri eroi devono anche montare la culla.
Insomma, I Fantastici 4 versione 2025 è il primo cinecomic in cui il multiverso si intreccia con il mutuo familiare. Un film che parla di superpoteri ma lavora sottotraccia per generare — più che raccontare — l’attesa di qualcosa che non c’è ancora. Ma arriverà. Forse a settembre. Forse con i dentini.

Governare una famiglia è poco meno difficile che governare un regno.
Michel de Montaigne
 
 
 

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