The bad batch

Ana Lily Amirpour The Bad Batch Drama • 2016 • 1h 55m

Recensito da Beatrice 23. June 2023

Una giovane ragazza viene lasciata ad un confine, superato il quale non è più in territorio statunitense e non più protetta dalla legalità.

È la zona denominata lotto difettoso, una sorta di discarica pubblica con ogni genere di reperto aereo, automobilistico, elettronico in disuso, compreso ogni genere di materiale umano e disumano.

I motti di questa zona sono: "trova il sogno, trova conforto".

La ragazza viene catturata da due donne, legata come un cane rabbioso e al momento giusto amputata da viva per il pranzo del giorno.

Gruppi di culturisti tatuati e sformati si aggirano nella zona, le proteine sono il cibo più diffuso...

La musica è travolgente e si alterna tra la più commerciale alla più sofisticata come quella concettuale elettronica di Nicolas Jaar con Mi Muer.

Miamiman è un uomo con moglie e figlia per la quale fa ritratti e per le quali non esita a staccare il collo, sezionare e cuocere corpi umani.

Gli avvoltoi sono sempre all'erta mentre il ricco predicatore del posto, un irriconoscibile Keanu Reeves, ha come palco una gigantesca radio, metafora dei media che incantano le masse.

Costui ribadisce che nel lotto difettoso ci sono coloro che non sono ritenuti abbastanza sani, intelligenti ecc, insomma non abbastanza dal resto del mondo; ma ora è il tempo del risveglio e l'unica regola è: FIND THE DREAM, trova il sogno!

A suo dire non è droga ciò che lo rende così ricco ma l'economia del posto...e non puoi entrare nel sogno se il sogno non entra in te.

Le cose non si vedono se continuiamo a vederle solo come sappiamo vederle, e occorre chiedersi che cosa si vuole veramente: questa sembra essere la soluzione.

L'Alice in badland di questo film si aggira senza un braccio e una protesi alla gamba, cercando di comprendere attraverso conigli e luoghi ameni se effettivamente siamo tutti uguali.

Una mega metafora del mondo contemporaneo, popolatissimo di lotti difettosi, dove i reietti non sono cannibali alla lettera ma cannibalizzati per avere il " privilegio" di trovarsi in zona protetta.

La cattività che alleva l'umano per cibarsene non smentisce l'elegante ricordo della volontà schopenhaueriana che rende funzionari della specie, passivi al meccanismo riproduttivo della volontà di vivere.

Agbogbloshie, in Ghana, la più grande discarica di rifiuti elettronici, insieme a quella di Old Seelampur, vicino a Delhi, probabilmente non sono più dignitose per i lavoratori del luogo dell'umanità ritratta nel film della Amirpour.

Si presuppone non si pratichi  il cannibalismo ma semplicemente perché si è già praticato fuori: homo homini lupus docet.

Un film che inquieta senza esitazioni di forma, grande colonna sonora, ambientazione sublime.

L'arte mette la firma.

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