
Recensione di Beatrice On 28-Jan-2024
In casi di crisi che obbligano la gente a scegliere tra varie linee di condotta, la maggioranza sceglierà la peggiore possibile.
Gianna, egoista e devota a Dio, è ossessionata dalla pornostar Pupa.
Un ordine restrittivo la costringe a starle lontana mentre vuole confessarsi solo per parlare di sé.
Il marito è stato trovato morto nel letto della pornostar e da allora Gianna la stalkerizza.
Caterina è una madre allontanata dal figlio affidato al padre in quanto alcolizzata ma il giorno del compleanno di Max si presenta in casa per portare il suo regalo: un box con un giardino incantato all’interno.
Nonostante il divieto prendetà con sé il figlio per recuperare il cane.
Mia è la figlia di Gianna, controlla la madre a distanza in quanto fa la badante ad una ricca signora mentre soffre di attacchi di bulimia.
Padre Bill è un prete americano che esercita anche la tossicodipendenza e tentativi di suicidio mentre la sorella lo raggiunge dal Connecticut per disperdere le ceneri della madre nel cimitero acattolico di Roma.
Nonostante tutti questi protagonisti la vera interprete è la città eterna deserta, soffocante e soffocata da un anomalo caldo interminabile che la rende opaca, offuscata e opprimente.
Anche l’ansia prende forma in questa commedia tragica nella quale manca l’aria e sono tutti un po’ fuori di testa.
Anche nei luoghi chiusi, negli appartamenti, nelle chiese, c’è foschia: gli animali stanno impazzendo e per Gianna “la piaga”, metafora della punizione divina, coincide con il ritorno in scena di Pupa e del suo concerto:
“la pornostar che dovrebbe fermare la fine del mondo, lei che si spaccia per profetessa mentre induce a fornicare…,” ecco le farneticazioni di Gianna.
Ormai in piena crisi climatica, non c’è tempo per vivere: non c’è più niente da fare, manca solo l’attacco delle cavallette.
Pupa, nonostante la rincorsa con il tempo racconta a Gianna di quanto fosse coglione il marito, insieme a tutti gli altri che sono passati nel suo letto.
Caterina si sente morta dentro, nonostante la giornata con il figlio mentre Bill e la sorella esorcizzano il complesso edipico con un atto sacrilego tuttavia liberatorio, ballando La Bamba.
Un film affollato di alta borghesia, water, disperazione, umidità, foschia, oscurità, volti e corpi sudati e scomposti.
Tra morti, ceneri e nebbia sempre più fitta ciascuno vaga in cerca di aria più fresca: anche il prete non sa nulla, né può promettere nulla.
Un catalogo di caricature umane che ciascuno può ritagliarsi su misura.
La crisi climatica è direttamene proporzionale a quella esistenziale, il disagio psichico è l’esito di una umanità alla deriva, la famiglia ne è il coefficiente.
Una commedia, una manciata di smarrimento da distribuire con cura: Te l’avevo detto, un avvertimento, forse una minaccia, sicuramente un’esperienza.
Perché non siamo in una delle “solite crisi”? Perché non è “soltanto” una crisi economica. Perché non è “soltanto” una crisi energetica. Perché non è “soltanto” una crisi demografica. Perché non è “soltanto” una crisi climatica, ambientale, ecologica. Perché non è “soltanto” una crisi dell’acqua. Perché non è “soltanto” una crisi dei rifiuti. Il perché di fondo risiede nel fatto che tutte queste crisi sono strettamente interconnesse.
28-Jan-2024 di Beatrice