
Recensione di Fabian On 09-Mar-2025
L’ottanta per cento degli uomini non pensa, il dieci per cento crede di pensare, il restante dieci per cento è combattuto tra la paura e la solitudine.
È la storia di due amici: uno, più infantile di un bambino, di nome Blaise e l’altro, George, continuamente bullizzato a scuola e dagli amici, stanco di questa condizione, trova casualmente un mitra e si vendica. I protagonisti sono immersi in una società che ha un focus particolare sul culto dell'immagine, la ricerca del corpo perfetto e la superficialità della cultura pop.
Un gruppo di giovani, i Chivers, “belli dentro e fuori” aggiungono un ulteriore livello di assurdità al film. Sembrano la parodia di gruppi di persone che si dedicano a mode e tendenze particolari, ma lo fanno in modo esasperato e ridicolo. L’up to date è una ossessione.
Il loro stile di vita è demenziale, si rifiutano di bere qualsiasi altra cosa che non sia latte. Si presentano come una sorta di "setta" di fanatici di questa bevanda, con una dedizione quasi religiosa. La loro adesione rigorosa a questa dieta, che sembra più un mantra che una vera e propria scelta alimentare, è una delle tante assurdità che il film esplora, come il saluto multigestuale che praticano ogni volta che si incontrano. Inoltre rifiutano categoricamente il fumo, la loro è una sorta di ossessione per una vita “sana” che diventa paradosso comico. La loro rigidità alle abitudini alimentari e a quel modo di vivere risulta ancora più incongruo considerando l'ambiente e il tono generale del film, tutt'altro che sano o "normale."
L’intento del film è quello di evidenziare il paradosso della cultura moderna, la superficialità delle tendenze e l'esaltazione di comportamenti estremi e spesso irrazionali. Dupieux usa questo gruppo come una metafora delle ossessioni contemporanee e delle mode che prendono piede senza alcun fondamento minimamente consapevole e sensato, aggiungendo così un altro elemento di critica sociale attraverso un umorismo grottesco a tratti esilarante; una riflessione strutturata su dinamiche sociali e comportamentali al di là di qualunque logica.
L’elemento della bambina “rapita” dal pedofilo, come molti altri elementi del film, diventa solo un altro elemento di una narrazione che non segue regole convenzionali. Il contrasto tra la gravità della situazione e il comportamento assurdo dei personaggi è uno degli aspetti principali dello stile di Dupieux, che crea disorientamento e divertente confusione.
Questa dinamica tra la madre e il rapimento serve, come molte altre situazioni nel film, a mettere in discussione le reazioni umane alle tragedie e alle situazioni estreme. La madre potrebbe essere vista come una caricatura di una certa indifferenza emotiva tipica di alcune parodie della società moderna. Ma tutto ciò, come accade in Steak, non è mai serio, ma piuttosto una provocazione, un'esagerazione che mira a destabilizzare e disorientare chi guarda, un altro esempio dell'approccio non convenzionale di Dupieux, dove l'inaspettato e l'assurdo sono la norma, e qualsiasi aspettativa narrativa viene messa in discussione.
L'umorismo di Steak è spesso macabro, il ritmo è frenetico, e la trama è volutamente assurda. Ma è proprio in questa mancanza di convenzionalità che risiede il fascino del film. Dupieux gioca con il nonsense in maniera disinvolta, creando un'atmosfera che è allo stesso tempo comica e disturbante. Le situazioni sembrano evolversi senza motivo, come se l'arte del film fosse in qualche modo anche quella di sfidare ogni logica narrativa, lasciando che il caos e la bizzarria si prendano gioco delle convenzioni cinematografiche.
Dal punto di vista visivo, Steak è un tripudio di colori vivaci, inquadrature eccentriche e un'estetica che gioca con il kitsch, rendendo il film ancora più surreale e fuori dal comune. La regia di Dupieux è infatti in perfetta sintonia con il tono della pellicola, il ritratto di un mondo che è allo stesso tempo familiare e alieno.
La mancanza di una trama solida e la continua escalation di situazioni assurde tuttavia rende il film assolutamente imperdibile. La narrazione, infatti, sembra seguire un percorso volutamente confuso, che potrebbe disturbare chi si aspetta una trama lineare.
L’opera seconda di Dupieux sfida le aspettative attraverso una satira sottile della società contemporanea e dei suoi valori estetici. È un'opera che incarna perfettamente l'idea di cinema "non convenzionale", offre una visione originale e provocatoria per un pubblico disposto ad abbracciare l'assurdità e un umorismo imprevedibile. Gli amanti del cinema sperimentale e del comico surreale, trovano nel titolo Steak il riferimento alla materia, alla carne al posto dell’individuo in un perfetto incontro tra follia e denuncia, delirio e analisi, disordine e struttura.
Il Clockwork Orange di Dupieux, con una fragranza di Grease e l’ontologia del Truman Show, riesce a descrivere il destino omologante, la deriva conformista e l’inevitabile rappresentazione del patriarcato in mano all’idiozia con una abilità registica che solo un talento sorprendente come il regista di Mandibules riesce a tradurre in arte cinematografica.
L’inganno della cultura di massa è far credere agli individui che le loro scelte siano libere, quando in realtà sono già state decise per loro.
09-Mar-2025 di Fabian
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