
Recensione di Beatrice On 02-Jan-2025
Se il voto fosse davvero determinante, non ci permetterebbero di votare.
La seconda stagione della popolare serie sudcoreana ritorna con la stessa intensità e brutalità che ha reso il suo predecessore un fenomeno globale. Questa volta, però, il discorso sulla disumanizzazione e sul capitalismo raggiunge nuovi vertici di denuncia, con una narrazione che non solo continua a scavare nel cuore oscuro delle disuguaglianze sociali, ma lo fa con una critica incisiva alla natura del sistema politico ed economico che governa il mondo.
Il cuore pulsante di Squid Game 2 è la continua disumanizzazione dei partecipanti, costretti a combattere per la loro sopravvivenza in giochi mortali. La stagione amplifica questo tema mostrando che non è solo la violenza fisica a ridurre gli esseri umani a meri strumenti di intrattenimento, ma anche la manipolazione psicologica e il controllo delle aspirazioni individuali.
Il gioco in sé e la complessa rete di alleanze e tradimenti ricordano da vicino la logica del mercato: l’idea che solo i più forti, i più astuti o i più pronti a sacrificare gli altri possano emergere vittoriosi. Il gioco diventa una metafora della "lotta per il successo" in una società che premia l'individualismo e penalizza la solidarietà.
Il ritorno di Gi-Hun, il protagonista 456, è un sorta di “Socrate” che rientra nella caverna. Dopo la sua vittoria e l’apparente liberazione dalla prigione del gioco, Gi-Hun si ritrova a dover fare i conti con il vuoto che la "libertà" gli ha lasciato. La sua vita è stata segnata dalla stessa disillusione che ha colpito la maggior parte dei partecipanti al gioco: il denaro, che avrebbe dovuto portare a una sorta di redenzione, non ha fatto altro che acuire il suo senso di impotenza e di vuoto esistenziale. Eppure, come Socrate, Gi-Hun sente che c’è una verità più profonda da cercare, una necessità di affrontare una realtà che gli altri non riescono a vedere.
Il suo ritorno al gioco non è solo una questione di sopravvivenza, ma una scelta filosofica. Proprio come Socrate, che tornava nella caverna per spronare gli altri prigionieri a vedere e riflettere sul mondo esterno, Gi-Hun ritorna per comunicare la verità, per comprendere le forze oscure che muovono il gioco e per smascherare il sistema che ha manipolato le vite di tante persone. La sua partecipazione, quindi, non è solo un atto di resistenza, ma anche di consapevolezza: egli ritorna nel gioco non come un semplice giocatore, ma come una sorta di "filosofo" che vuole scoprire e rivelare la verità più profonda, quella che sta dietro le maschere delle ombre dei burattinai e dei giochi.
Gi-Hun, rientrando nel gioco, è come un uomo che, pur avendo assaporato la libertà, sente che deve tornare nel cuore dell’oscurità per sconfiggere la verità corrotta che essa rappresenta. Questo ritorno rappresenta una consapevolezza tragica: non basta sottrarsi fisicamente dal gioco per essere liberi, perché il sistema che lo genera è più grande di qualsiasi singola persona. Solo affrontandolo di nuovo, direttamente, Gi-Hun può sperare di illuminare la verità e, forse, smascherare l’illusione che il gioco e la società hanno costruito attorno a lui.
I nuovi personaggi come il tossico rapper Thanos numero 230, che ha perso tutti i soldi investendo in criptovaluta, il bullo 124 che lavorava in un nightclub, la 120 donna transgender ex soldato delle forze speciali che vuole pagarsi gli interventi chirurgici, la 011 ex militare e disertrice nordcoreana ora cecchino, che vuole ricongiungersi con la figlia, il popolare youtuber 333, la signora 149 che vuole aiutare il figlio a pagare i debiti accumulati, la giocatrice 280 audace e determinata, non passano inosservati, tra i tanti, per spiccato carattere e determinazione, sia nel bene che nel male.
Nel secondo capitolo di Squid Game, il personaggio di 001 è il capo oscuro, che, seppur travestito e confuso tra i partecipanti, dimostra di essere la figura centrale che manovra e dirige il gioco. Se nella prima stagione il numero 001 era una figura di anziano indifeso, qui 001 rappresenta una mente diabolica, il padrone che entra nel gioco non per giocare, ma per dimostrare la sua supremazia assoluta. È un uomo che non ha paura di esporsi, pur mantenendo sempre il suo potere invisibile, e utilizza il gioco non solo come strumento di intrattenimento per i ricchi, ma come un palcoscenico dove esercitare la sua manipolazione e il suo controllo senza limiti. La sua scelta di entrare nel gioco in incognito, mescolandosi con i partecipanti, è una mossa astuta: un uomo che apparentemente è uno come gli altri, ma che in realtà sa che ogni mossa, ogni azione, ogni morte, è sotto il suo controllo. Si maschera tra i concorrenti, sfoggiando un’apparente umiltà e vulnerabilità che lo rende un candidato perfetto per passare inosservato. Ma, proprio in questa finzione di normalità, 001 trova la sua vera potenza: non è un leader che comanda da lontano, ma uno che si immerge nel cuore del gioco, diventando parte di esso per tenerne il completo controllo. Questo atteggiamento richiama la figura del "padrone invisibile" che sa come farsi "invisibile" agli occhi degli altri pur rimanendo il più potente di tutti.
In un sistema dove le persone sono spinte dalla disperazione e dalla fame di denaro, 001 rappresenta quella figura che non ha bisogno di esporre la propria autorità, perché sa che il suo potere risiede nella sua capacità di manipolare la psiche degli altri. Una sorta di Grande Inquisitore che conosce bene l’umanità non in grado di gestire la propria libertà; la sua vera forza sta nel fatto che sa giocare con le debolezze umane e sfruttare ogni momento di incertezza o paura. Come in un gioco da tavolo, lui conosce ogni mossa e sa cosa farà ogni pezzo sulla scacchiera, mentre gli altri si scontrano l’uno contro l’altro senza mai comprendere che la vera partita è già stata tracciata.
Uno degli aspetti più inquietanti del personaggio di 001 è il suo atteggiamento di assoluto disprezzo per la vita umana, che lo rende il perfetto simbolo del capitalismo più crudele e disumano. Seppur apparentemente empatico e affabile, in realtà, 001 non ha alcun rispetto per le vite dei partecipanti, che sono per lui solo pedine sacrificabili in un gioco che serve a testare la sua superiorità. La sua filosofia è quella del gioco come metafora della vita, dove l’unica cosa che conta è la vittoria finale, a qualunque costo. La morte e la sofferenza degli altri sono solo parte di un processo che rinforza la sua visione distorta della giustizia, che non è altro che il trionfo della propria volontà e del proprio dominio.
In questo senso, 001 è il "capitalista assoluto", quello che non vede le persone come esseri umani, ma come risorse da sfruttare, strumenti da utilizzare per il proprio divertimento o per arricchirsi. Il gioco, per lui, è una proiezione delle leggi del mercato darwiniano: i più deboli vengono eliminati, mentre i più forti riescono a sopravvivere, ma solo perché sono disposti a compiere azioni terribili. La "libertà" che si offre ai partecipanti del gioco è un'illusione, poiché il sistema che li comanda è già deciso fin dall’inizio. Chi entra nel gioco è destinato a essere manipolato, sfruttato e, infine, sacrificato. Il suo sadismo non è solo fisico, ma psicologico: egli si diverte non tanto a uccidere, quanto a vedere gli altri ridursi a strumenti per i propri scopi.
Interessante è il rapporto che costruisce con 456, che non intende eliminare, perché affascinato dalla sua etica, che non riesce a comprendere ma dalla quale è sicuramente attratto.
Con il suo atteggiamento perfidamente paternalista, sa bene che la vera vittoria sta nel far credere agli altri di avere una possibilità, mentre in realtà il destino di ciascuno è già segnato. La sua logica è quella della superiorità e dell’elevazione di pochi a scapito di molti, una visione che porta alla creazione di una gerarchia in cui i più deboli sono sacrificati senza pietà.
Quando la verità viene svelata e il gioco si svolge nella sua forma finale, 001 rivela il suo vero volto: è lui, il capo, colui che ha creato tutto questo, colui che ha orchestrato il gioco. La sua motivazione non è mai stata il denaro, ma il potere e il controllo assoluto. La rivelazione è quella di un uomo che ha voluto mettere alla prova la natura umana, che ha deciso di diventare lui stesso una divinità che decide chi vive e chi muore, chi è degno di salvezza e chi deve essere sacrificato.
001 è l’incarnazione di quel potere invisibile e assoluto che non ha bisogno di mostrare la propria faccia per essere temuto. È la forza che domina le vite degli altri, ma che non si fa mai vedere direttamente, agendo sempre nell’ombra.
In sintesi, 001 nella seconda stagione di Squid Game è il vero architetto del gioco, è il simbolo di un potere che opera dietro le quinte, distruggendo ogni speranza di libertà o di giustizia.
La critica alla "libertà" democratica
La democrazia in un paese capitalista è solo una farsa per giustificare il dominio della classe capitalista.
La serie non si limita a una semplice critica al capitalismo, ma va oltre, mettendo in discussione anche le fondamenta della "libertà" democratica. La stagione esamina la contraddizione insita nel fatto che le persone partecipano volontariamente al gioco, seppur sotto la pressione di enormi difficoltà economiche, facendo risaltare come la libertà individuale sia illusoria in un sistema che costringe le persone a scelte che non sono realmente scelte. L'idea di una "libertà" che consente a qualcuno di decidere liberamente di essere parte di un gioco mortale non è altro che una facciata: una libertà che, in realtà, è solo un altro strumento di controllo.
Nel contesto di Squid Game 2, la "libertà democratica" viene smascherata come una trappola ben congegnata. Non si tratta più di una società che offre opportunità per tutti, ma di un sistema che promuove l'illusione della partecipazione e della scelta, la libertà di voto. Le regole del gioco non sono mai messe in discussione, perché i partecipanti sono incatenati a un destino che non hanno potere di cambiare, se non uscire dal gioco, proprio come la maggior parte delle persone nelle società capitalistiche moderne.
Il capitalismo come spettacolo
Un altro aspetto cruciale di Squid Game 2 è il modo in cui il capitalismo viene rappresentato come uno spettacolo, in cui l’intrattenimento e il profitto si mescolano in un mix inquietante. La ricchezza accumulata dai potenti dietro le quinte dei giochi non è solo simbolica, ma diventa un riflesso di come la società capitalista sfrutti e consumi il dolore e la sofferenza degli altri per il proprio guadagno. In questo senso, la violenza e la morte diventano commodity, e la "falsa libertà" di scegliere di partecipare ai giochi è solo l'ennesima forma di sfruttamento.
E quando si osserva il cammino di Gi-hun, si vede come ogni suo sforzo per fermare il gioco si infrange contro la durezza del sistema. Il primo tentativo, quello di ingaggiare dei mercenari e tentare di piazzare un localizzatore, non va a buon fine; il secondo, nel quale cerca di persuadere gli altri a votare per abbandonare la competizione, non ha successo nemmeno questa volta; infine, l'ultimo, il più disperato, in cui tenta di riunire gli altri per scatenare una rivolta, non porta a nulla di concreto.
In questi fallimenti c'è una riflessione amara sulla natura della resistenza in un sistema che sembra non lasciare alcuna via di fuga, dove ogni azione di ribellione viene soffocata prima che possa radicarsi. Il suo percorso, segnato da tentativi vani, mette in luce come in un sistema definito “democratico” tuttavia così totalitario e controllato, ogni gesto di opposizione sia destinato a frantumarsi contro il muro di indifferenza e potere che governa la realtà. La rivoluzione, qui, non è solo impossibile: è un’illusione che svanisce di fronte all’impotenza di chi cerca di cambiare un sistema che non permette né speranza né cambiamento.
La tecnica, il sistema, ha creato un meccanismo che ingloba ogni forma di resistenza, rendendosi impermeabile alla critica radicale e trasformando ogni opposizione in un altro prodotto da consumare.
La mancanza di una coscienza collettiva e l’individualismo imperante rendono la rivoluzione, intesa come cambiamento profondo della struttura sociale, un obiettivo irrealizzabile. Per il capitolo finale della seconda serie di Squid Game l’illusione di una democrazia partecipativa è in realtà un meccanismo di controllo sofisticato, la rivoluzione non è più possibile perché la resistenza è fagocitata dalle stesse forze che si vorrebbero combattere.
La rivoluzione non è un evento straordinario, ma una costante resistenza al sistema di dominio che sa come adattarsi e resistere. Se il cambiamento non viene, è perché il sistema è stato in grado di riorganizzarsi continuamente.
02-Jan-2025 di Beatrice
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2021