
Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023
Tre storie, tre decenni, tre realtà, stessa terra, stessa guerra, stessi attori.
Tra il 1991 il 2001 e il 2011: guerra, conseguenze, ripercussioni.
1991 Ivan e Jelena sono due giovani che si amano al sole e fanno il bagno al lago, nonostante i posti di blocco, nonostante le loro etnie rivali, nonostante le conflittualità familiari.
Sasha non accetta che Jelena, la sorella, ami un nemico, il trombettista Ivan, un giovane musicista incantato e folle come l'amore per una ragazza più ribelle di lui.
Ma non c'è posto per il trionfo dell'immaginazione durante la guerra e la nonna di Ivan, nella sua demenza illuminata, preannuncia il fantasma di Hitler, metafora di ciò che sta per accadere...
2001 Ante e Natasa. La guerra è finita ma le conseguenze no. La madre di Natasa cerca di recuperare la casa semidistrutta facendosi aiutare da Ante un operaio croato che lavora per mantenere se stesso e la madre che abusa di farmaci. Si cerca di ricominciare una nuova vita mentre la ragazza ha una grande rabbia e si isola nelle sue cuffie piene di musica: il fratello, serbo come lei, è stato ucciso come un cane e un croato in casa, non le sembra accettabile. Nonostante abbiano la stessa età e abbiano vissuto entrambi la stessa sorte che la guerra gli ha riservato, una radicale impossibilità di comunicazione riuscirà a dar voce solo ad un incontro ravvicinato dei loro corpi attraverso il quale l'una sembra usare l'altro che a sua volta ripagherà il servizio.
La guerra non finisce mai solo con la pace...
2011 Luka e Marjia
Lui è un universitario e torna a Spalato per un rave di droga e techno. Ma la testa è altrove, alla sua famiglia d'origine, che va a trovare per una visita di cortesia e a Marjia che cresce suo figlio.
Un raggio di sole illumina un cimitero dove giace il corpo di Ivan...
Una assordante sequenza del rave a ritmo di droga chiude l'iniziale amore bucolico in un finale esito "sintetico", ma non manca uno psichedelico raggio di speranza.
Scritto e diretto dal regista croato Dalibor Matanic, vince Un Certain Regard al festival di Cannes 2015.
Le eccellenti interpretazioni solcano uno spaccato di guerra dove i personaggi, pur spostati da un decennio all'altro e da una realtà ad un'altra, risultano sempre accompagnati da quelle schegge impazzite che la guerra riesce a perpetrare nel tempo.
Il travagliato racconto di un "amore ai tempi della guerra", laddove essa rappresenta in modo nitido un tuffo nelle acque torbide di quella minorità che il motto dell'Illuminismo kantiano aveva ampiamente demonizzato.
27-Jun-2023 di Beatrice