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Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023
Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all’ombra di quella parola… la chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in quelle cinque sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore.
Confine Messico/Stati Uniti; muro, filo spinato.
La natura inquadrata da una fotografia insidiosa.
Depositi colmi di corpi senza identità, avvolti nella plastica: uccisi dalle polizie di confine, bruciati, mangiati da animali, mutilati dagli squadroni della morte.
Rigo e Jesus sono giovani, lasciano le rispettive famiglie e scompaiono nel nulla. Le madri li cercano e possono procedere solo attraverso il riconoscimento di “segni particolari” tra cadaveri, oggetti, abiti. Sottoporsi a campioni di sangue aiuta e procedere alla firma di documenti che non sanno leggere autorizzeranno le autorità a smettere a loro insaputa le ricerche e a seppellire i corpi non riconosciuti in fosse comuni.
Magdalena, allertata da un’altra madre, inizierà un lungo viaggio per arrivare a ‘O Campo e raggiungere La Fragua dove incontrerà Miguel rispedito dall’Arizona e in cerca della famiglia.
Tra case abbandonate e distrutte, bestiame in decomposizione, Magdalena attraverserà con un “caronte” del luogo la diga che la metterà a contatto con la dimensione infernale della realtà inimmaginabile per una madre che non si arrende alla morte del figlio e alla sua non sepoltura.
Ma il diavolo che incontrerà sarà ben oltre quello del Post tenebra lux di Carlos Reygadas, messicano anche lui. L’ontologia del male che si paleserà alla donna non consentirà alcuna luce dopo la tenebra ma diventerà l’altare sul quale sacrificare la metafisica dell’orrore, quella di una verità che supera il paradosso della realtà.
Opera prima, questa di Fernanda Valadez, presentata al TFF 38, tragedia umana già raccontata dalla cinematografia mondiale, evidenzia in questa regia alcuni segni particolari; la natura maestosa e crudele, i volti feroci e feriti, i corpi definiti e sfiniti, le parole inseguite e incomprese, i diritti sconosciuti e sconfitti.
Il segno di riconoscimento del film sta proprio qui; nessuno recrimina nulla; il tentativo di sognare un futuro migliore giace solo nei giovani e nei loro corpi violati.
La speranza di ritrovare un figlio vivo o morto che sia apre solo la porta atroce della disumanità privata di qualunque dignità ontologica. L’uomo brucia ormai tra le fiamme del nichilismo che l’estetica della natura non riesce più a placare e tantomeno a risarcire.
Un’opera artistica estrema quella della Valadez che incide con un sguardo impietoso una realtà senza luce e senza respiro, quella di una umanità che avrà la sorte che saprà meritarsi.
Lo spirito, come la natura, ha orrore del vuoto, Nel vuoto, la natura mette l’amore; lo spirito, spesso, vi mette l’odio. L’odio prende spazio.
27-Jun-2023 di Beatrice