
Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023
Brandon è un giovane e ricco dirigente newyorkese. Vive in uno splendido appartamento con vista su Manhattan, è sportivo, è attraente e piace alle donne ma non ha avuto una relazione di più di quattro mesi.
E' anche discretamente paranoico, ossessivo compulsivo sexual addicted. La sua basica paranoia lo indice all'ordine di rituali scanditi quotidianamente senza che nulla debba interferire con la sua organizzazione. Il sesso è immaginato, guardato compulsivamente, praticato solo occasionalmente altrimenti qualcosa non funziona... Questo ordine apparente viene destabilizzato quando la sorella Sissy, va a stabilirsi nella sua casa, andando al letto con il capo di Brandon, donnaiolo impenitente, sposato con figli.
Era difficile raccontare meglio la storia di una dipendenza dalla sessualità e dal corpo vissuto come prigione. Steve Mc Queen, videoartista inglese, lo fa in modo eccellente arrivando addirittura a offrire immagini di Brandon vicine alla espressione del volto della passione di Cristo, un Cristo, in questo caso, inchiodato alla croce del suo corpo.
Dopo Hunger, il suo primo lungometraggio, nel quale il protagonista si ribella al trattamento brutale cui è sottoposto dalle guardie del carcere morendo di fame, in Shame, il regista racconta la storia di un uomo che avrebbe tutte le prerogative per condurre una vita "normale" ed è altresì completamente in balia delle pulsioni del proprio corpo.
E' un dettaglio ciò che può aver comportato la dipendenza di Brandon e i continui tentativo di suicidio di Sissy, ciò che conta è la rappresentazione di una schiavitù.
Il corpo è l'oggetto del film, il più grande strumento di tortura per l'autodistruttività.
23-Jun-2023 di Beatrice
Steve Mcqueen movies
HUNGER
2008