SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

Marco Bellocchio

1h 13m  •  1972

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Recensione di Beatrice On 23-Jun-2024

Le cose sono giunte al punto che la bugia ha il suono della verità, e la verità il suono della bugia. Ogni affermazione ogni notizia, ogni idea è modellata in anticipo dai centri dell’industria culturale.

Gli anni '70, noti anche come gli anni di piombo, furono caratterizzati da violenze politiche, terrorismo e profondi cambiamenti sociali. Il film si inserisce in questo contesto attraverso una denuncia feroce, attenta e ancora oggi estremamente attuale.

Un giovanissimo Ignazio La Russa, compare nella scena iniziale del film.

Il regista riprese il comizio durante una manifestazione a Milano, Bellocchio non sapeva chi fosse…

I partecipanti erano monarchici, missini anche liberali appartenenti a quel movimento detto “Maggioranza silenziosa”, di chiaro schieramento politico anti-comunista.

Era il 1972 e l’attuale Presidente del Senato La Russa aveva 25 anni, una folta e lunga chioma ed era responsabile del Fronte della Gioventù.

La storia è ambientata a Milano durante gli anni turbolenti della contestazione giovanile e il tema si concentra sulla fabbrica dei colpevoli funzionali alla propaganda politica.

All’interno della redazione de Il Giornale, Giancarlo Bizanti è un giornalista cinico e spregiudicato e non esita a imporre la linea politica del quotidiano, non accetta pertanto lezioni di etica professionale da nessuno: gli osservatori imparziali gli fanno pena e l’ingegner Montelli, importante finanziatore del quotidiano, non esita a ribadire che la lotta di classe la fanno anche loro, non solo i manifestanti.

Indimenticabile la scena nella quale Bizanti, girando per casa sente i commenti che la moglie fa al giovane figlio in merito al lavoro del padre: la replica sprezzante e umiliante evidenzia il l’implacabile posizione del giornalista: capire la differenza tra quello che si pensa e quello che si dice.

Intanto il brutale omicidio con violenza di una giovane studentessa, figlia del prof. Italo Martini, consegna al redattore capo l’imperdibile occasione di utilizzare il caso per scopi politici, con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e alimentare la strategia della tensione, contro i movimenti studenteschi di sinistra.

Marco Bellocchio, riesce a creare un'atmosfera di tensione costante, utilizzando inquadrature strette e montaggi rapidi per riflettere il caos e la frenesia della redazione giornalistica.

Continue discussioni in redazione, nella quale un giornalista si accorge di essere stato strumentalizzato oltre che manipolato nella redazione dei suoi articoli.

D’altronde in quei giorni era morto anche Giangiacomo Feltrinelli ed era un grande evento in mano alla propaganda…e se non esistono mestieri nobili per Bizanti come per l’ingegner Montelli, le persone devono stare al loro posto: “sono gli operai che non stanno al gioco, questo è il vero guaio”.

Il personaggio di Giancarlo Bizanti, magistralmente interpretato da Gian Maria Volonté, incarna il ruolo dell'intellettuale organico al servizio del dominio. Attraverso la manipolazione delle notizie, dimostra come i media possano essere utilizzati per perpetuare ideologie oppressive e soffocare qualsiasi forma di dissenso. Incarna il soggetto che manipola il potere del linguaggio per costruire una realtà conforme agli interessi del potere dominante.

Bizanti desidera il potere e l'influenza, e questo desiderio è mediato dall'Altro, dall'istituzione per cui lavora e dai lettori del giornale. La legge e l'ordine simbolico vengono manipolati per soddisfare questo desiderio, mostrando come la legge stessa sia una costruzione che serve interessi particolari.

La vicenda del film riflette una razionalità strumentale, dove ogni evento è interpretato e distorto per servire fini specifici, in questo caso, la demonizzazione dei movimenti studenteschi di sinistra.

La strumentalizzazione della morte della studentessa diventa un pretesto per un attacco politico, esemplificando come la verità può essere subordinata agli interessi di potere. Trasformata in spettacolo mediatico, diventa un esempio di come la pulsione di morte (Thanatos) sia utilizzata per mantenere l'ordine repressivo. L'assenza di Eros, inteso come forza di vita e di creatività, evidenzia la sterilità emotiva e intellettuale di una società dominata dai media e dalla manipolazione ideologica.

Questo fenomeno è un chiaro esempio del “regno della razionalità strumentale” dove i mezzi giustificano i fini senza alcuna considerazione per la verità o l'etica.

Bellocchio mette in scena la trasformazione della realtà in spettacolo, un processo che aumenta l'alienazione degli individui dalla loro esperienza autentica. La violenza e la tragedia reale vengono spettacolarizzate per vendere giornali e manipolare l'opinione pubblica. Questo film dimostra come l'industria culturale crea una falsa coscienza, distogliendo l'attenzione dalle vere dinamiche di potere e mantenendo le masse in uno stato di passività e conformismo.

Il film affronta temi universali come la corruzione, il potere dei media e la manipolazione dell'informazione. Bellocchio ci mostra come i fatti possano essere distorti per servire interessi particolari, mettendo in luce la pericolosità di una stampa asservita ai poteri forti. La pellicola invita lo spettatore a riflettere sul ruolo etico del giornalismo e sulla responsabilità dei media nella formazione dell'opinione pubblica.

Sbatti il mostro in prima pagina a distanza di 52 anni, non è solo una critica al giornalismo sensazionalistico, ma un'opera che mette a nudo le dinamiche del potere mediatico e la manipolazione culturale.

Bellocchio, sebbene in modo estremamente didascalico, rivela l'oscuro legame tra media e potere politico, offrendo uno spunto di riflessione su come le informazioni vengono controllate e utilizzate per mantenere l'ordine sociale; una critica incisiva della società capitalistica e dei suoi meccanismi di controllo.

Un film che parafrasa il Nietzsche del “ non esistono fatti ma solo interpretazioni” con “ non esistono fatti ma solo manipolazioni”.

Un'esplorazione profonda delle strutture psichiche e simboliche che governano la nostra esperienza del mondo. Bellocchio riesce a rendere visibile l'invisibile, mostrando come il potere del linguaggio e dell'immaginario plasmi la nostra realtà quotidiana.

Lo spirito oggettivo della manipolazione s’impone attraverso le regole dettate dall’esperienza, la valutazione della situazione, i criteri tecnici, i calcoli economicamente inevitabili, in una parola, attraverso la forza intrinseca dell’apparato industriale, senza che ci sia bisogno di una censura vera e propria; e se qualcuno interrogasse le masse, esse non farebbero che rispecchiargli l’ubiquità del sistema.

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23-Jun-2024 di Beatrice


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