
Recensione di Beatrice On 04-Nov-2024
L’ideale del vero è la finzione più profonda sosteneva F. Nietzsche, aggiungendo che la verità è una illusione di cui si è persa la natura illusoria.
Cosa è oggi reale? Questa è la domanda fondamentale dalla quale parte l’interessante viaggio di Adele Tulli.
R E A L procede collegando situazioni su scale diverse, in cui esseri umani che interagiscono in ambienti digitali e virtuali si alternano con i luoghi dell'infrastruttura della rete, riportandoci alla fisicità della realtà in cui ci muoviamo. Il film è stato girato in diversi paesi, in luoghi sia fisici che virtuali: in Grecia su una nave posacavi; in Portogallo all’interno di un data center; in Svezia in una fabbrica di cavi in fibra ottica; a Busan in Corea del Sud con una famiglia che vive in uno Smart Village e a Seul con un rider e youtuber; in Germania con i pazienti e il personale medico di una clinica specializzata in disturbi da dipendenza da Internet; con una donna che lavora su una piattaforma di incontri per adulti; a Venezia dove un artista di strada con le sembianze di un alieno lavora come statua vivente mentre migliaia di turisti si scattano dei selfie con lui; sulla costa Toscana dove un cane robot raccoglie dati ambientali; a Rimini durante la convention annuale di social media marketer e imprenditori digitali; all’interno di una piattaforma in realtà virtuale con una coppia queer che vive insieme diverse esperienze, dall'incontro con gli amici alla partecipazione a una festa in VR.
Il tutto inizia con Bixby, un robot interrogato da un bambino…che gli chiede ripetutamente se è bello.
Meditazioni su piattaforma zoom, virtual reality necessaria soprattutto in un mondo non proprio gentile.
Mentre a Busan ci sono 50 appartamenti Eco Delta, abitati da famiglie che non pagano nulla per sottoporsi ad un esperimento stile Big Brother dove quello che interessa è la loro interazione con l’intelligenza artificiale.
Tra il menù porno della ragazza che fa cash con i suoi video alle confessioni di ragazzi in balia di ansie e depressioni, molti dichiarano di non essere nulla senza i loro followers.
C’è chi è privato della propria autorevolezza riconosciuta sui social in quanto deve sottoporsi ad un trattamento di disintossicazione per interrompere il circolo vizioso della dipendenza: la necessità di ricostruire relazioni sociali con persone reali diventa l’unico modo per sentirsi ancora umani.
La realtà virtuale è così reale che le persone che incontri sono esattamente come le hai conosciute…. considerazione della coppia queer all’interno della piattaforma di realtà virtuale che fa riflettere; forse aveva ragione Nietzsche quando sosteneva che l’ideale del vero è la finzione più profonda che oggi sarebbe: l’ideale del reale è il virtuale più virtuale…
Il concetto di solitudine è il tema ricorrente del sofisticato lavoro della Tulli: il minotauro che si aggira nel labirinto ne è la metafora mitologica più evidente, d’altronde la rete è il labirinto contemporaneo, tra patologie, alienazione, isolamento ma anche libertà dai confini fisici del corpo.
Una fotografia visionaria e poetica accompagna le immagini costruite come un’istallazione di arte visiva che cerca di restituire fisicità ad un multiverso digitale parallelo.
Tra la fisica dell’ossigeno e del carbonio alla logica dei bit l’algoritmo regna sovrano.
Un documentario che sfida la comprensione di un mondo in cui è sempre più difficile sentirsi umani, fisici, reali: tra visori, webcam, smartphone, camere di sorveglianza, sguardi meccanici e virtuali che raccontano un nuovo modo di fare esperienza del reale.
Il mondo virtuale sta prendendo il sopravvento, ridefinendo qualunque cosa prima che ci sia offerta la possibilità di riflettere e di decidere, sostiene Shoshana Zuboff; ci troviamo ora immersi in un presente digitale in cui alcune delle categorie fondamentali con cui definivamo il mondo stanno scomparendo, come i confini tra esperienze fisiche e virtuali, tra sfera pubblica e privata, tra i concetti di vero e di falso, così come i confini tra un corpo e le sue simulazioni digitali.
Fondamentalmente, ciò che non è più così ovvio è la percezione stessa di cosa sia reale, ribadisce la regista.
Una documentazione attenta cerca di raccontare le metamorfosi emotive, sociali e cognitive ormai in atto; le tecnologie digitali iperconnettono le nostre alienazioni con un unico risultato: destabilizzare, allucinare, ipnotizzare l’inquieta solitudine individuale.
Nella solitudine, il solitario divora sé stesso. Nella moltitudine, lo divorano i molti. Ora scegli.
04-Nov-2024 di Beatrice