
Recensione di Beatrice On 29-Aug-2024
Il cieco sviluppo della tecnica rafforza l’oppressione sociale, e a ogni passo lo sfruttamento minaccia di trasformare il progresso nel suo contrario, la barbarie completa.
Prima scena.
Padre, madre, due bambine, una bellissima casa.
Ispettori in visita: controllano le condizioni familiari, la pulizia, i viveri nel frigorifero, il cibo sui fornelli.
Sergei e Natalia sono in Svezia per richiedere asilo politico con le due figlie, Katja e Alina sperando in una nuova vita. Quelle speranze vengono infrante quando la loro domanda di asilo viene respinta. Katja, che dovrebbe testimoniare l’episodio violento di cui è stato vittima il padre insieme alla famiglia nel paese d’origine, la Russia, traumatizzata dal rifiuto svedese, crolla e cade improvvisamente in una sorta di "coma", una condizione nota come Sindrome di Resignazione o Apatia, descritta come una forma di auto-protezione contro la paura.
La Sindrome della Rassegnazione (chiamata anche Sindrome da ritiro traumatico, Sindrome del rifiuto traumatico, Sindrome del sonno profondo o addirittura Sindrome della Bella addormentata), è una condizione psicologica che porta a uno stato di riduzione della coscienza.
Questa sindrome è stata riscontrata per la prima volta in Svezia negli anni ‘90, nei figli dei richiedenti asilo provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, dalla Jugoslavia e più recentemente dalla Siria.
La sindrome della rassegnazione, infatti, colpisce prevalentemente bambini e adolescenti tra gli 8 e i 15 anni (età media di insorgenza 11,5 anni), in seguito al trauma delle violenze vissute nel Paese d’origine, della migrazione e dell’insicurezza da essa generata.
Nonostante fosse già stata descritta nel 1958 dalla Dottoressa Anna-Lisa Annell, medico psichiatra dell’età evolutiva svedese, come una malattia molto rara che si manifestava principalmente dopo un grave trauma psicologico, questa condizione non è stata riconosciuta dai pediatri e dagli psichiatri infantili per molti anni.
È stato solo a partire dal 1 gennaio 2014, infatti, che il Consiglio nazionale svedese per la salute e il benessere ha identificato questa sindrome in qualità di diagnosi ufficiale.
La particolarità della sindrome della rassegnazione è che tutti i casi che si sono verificati fino a ora sono stati registrati solo in Svezia. Pochissimi bambini e ragazzi con sintomi uguali o simili sono stati segnalati da altri Paesi europei.
Recentemente però, sono stati segnalati dall'Australia un certo numero di bambini rifugiati e richiedenti asilo con una sindrome molto simile a quella della rassegnazione: erano sull'isola di Nauru da diversi anni ove erano stati allestiti centri di detenzione per i profughi.
Andando indietro nel tempo è possibile trovare casi di manifestazioni simili alla sindrome della rassegnazione in ragazzi e giovani adulti deportati nei campi di concentramento nazisti.
La terapia prevista per Katja è grottesca: i genitori devono rieducarsi a sorridere, ad assumere una espressione facciale di apparente serenità… la formatrice è stucchevole, insopportabile, imbarazzante, robotica.
L’acronimo P.A.P.A. è ciò che non devono fare mai:
P come Passato, non parlare mai del passato;
A come Asilo, non nominarlo;
P di Problemi, da escludere;
A liberarsi dall’Ansia, avvelena il vissuto dei figli.
Nell’ospedale, dove in una grande stanza giacciono i bambini affetti dalla sindrome, i genitori possono osservare da un vetro e le visite possono essere revocate se non collaborano anche attraverso la simulazione su manichini su come procedere e agire con la terapia sul corpo dei propri figli.
Tuttavia si viene a sapere che più i bambini rimangono in questa condizione e più perdono l’uso delle funzioni psicofisiche.
Dopo il fallimento della confessione confezionata sulla figlia Alina, giudicata e individuata ferocemente come falsa confessione, durante un severo interrogatorio, anche quest’ultima cade vittima della sindrome.
I genitori possono fare appello e considerata la condizione delle figlie possono rimanere in Svezia, ma rifiutano il ricovero di entrambe e decidono di riportarle a casa, in quella casa da rifugiati di cui ormai stanno usufruendo per solidarietà.
Sergei e Natalia faranno di tutto per creare un'atmosfera di sicurezza, stabilità e speranza di cui le figlie hanno bisogno per risvegliarsi.
Gite in auto, cantando al suono della radio, bagni in piscina, il gelato sulle labbra mentre le figlie continuano in quello stato catatonico.
Atmosfera raggelante quella prodotta da Avranas, il ghiaccio penetra tagliente attraverso l’assurdità atroce del vissuto di questa famiglia.
Si ode solo il suono di “una furtiva lagrima”, l’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, tutto il resto è in silenzio.
Fuggire da un paese dove la democrazia è da conquistare per approdare ad una pseudodemocrazia occidentale tra le più blasonate sulla carta, per ritrovarsi in un contesto ipocrita, classista e perbenista dove il valore più importante sembra perlopiù la conservazione dei propri privilegi.
La responsabilità è addossata ai genitori e al loro comportamento: “quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”, laddove lo stolto spesso è un furbo che ha il suo interesse nel disconoscere l’esistenza oggettiva della luna e dirottando l’attenzione altrove.
Avranas costruisce questo filo interpretativo del problema già trattato dal bellissimo docufilm del 2020 Wake up on Mars di Dea Gjinovci.
Le funzioni sociali dei nostri sistemi democratici sono finzioni sociali: un sistema/mondo che crea il problema senza agire sulla prevenzione ma solo ipocritamente sulla cura per mettersi la coscienza a posto.
La stoltezza acefala della tecnica che ha ingerito il capitalismo e che sostituisce la democrazia con la retorica e con l’indifferenza di qualcosa che altro non è se non proprio autopotenziamento a prescindere da qualunque scopo, etica, valore umano.
Dopo il suicidio di Angeliki di Miss Violence, il “suicidio sociale” di Katia e Alina non si compie gettandosi nel vuoto dal balcone ma avviene per mano dell’inconscio prodotto dal sistema ipocrita, feroce e politically correct. Qui il mostro non è il padre/nonno, qui la mostruosità è incarnata da quel Nessuno che è la razionalità del sistema, dietro alla quale c’è sempre Qualcuno.
Avranas va oltre la storia vera di una famiglia per raccontare un fenomeno socio-sanitario-economico con il quale occorre fare i conti.
Il morbo sine materia di questi bambini denominato rassegnazione, non è altro che una sindrome suicidaria: uno standby da qualcosa di insopportabile che può divenire anche irreversibile.
Anche qui le bambine spettrali di Avranas portano su di sé tutto l’orrore del mondo adulto.
Un horror sociale disumano, raccontato in modo chirurgico, circostanziato e dettagliato.
Abitiamo la tecnica irrimediabilmente e senza scelta. Questo è il nostro destino di occidentali avanzati, e coloro che, pur abitandolo, pensano ancora di rintracciare un’essenza dell’uomo al di là del condizionamento tecnico, come capita di sentire, sono degli inconsapevoli.
(U. Galimberti)
29-Aug-2024 di Beatrice
Aleksandros Avranas movies
MISS VIOLENCE
2013