
Recensione di Ema On 15-Jan-2024
CASA DI BAMBOLA.
È sempre una questione di gabbie il cinema della Coppola, soprattutto di gabbie dorate che in realtà nascondono insidie non indifferenti, ville o stanze d’albergo che si fanno claustrofobico spazio mentale. La casa delle giovani vergini suicide, Versailles in “Marie Antoinette”, il collegio femminile che ospita le giovani vergini assassine in “L’Inganno”. Sono le donne ad essere imprigionate in tali luoghi. Sono vittime sacrificali del loro nucleo familiare, delle convenzioni sociali, dei maschi con i quali hanno deciso di vivere. In “Priscilla” la protagonista si ritrova giovanissima all’interno di Graceland, la faraonica villa di Elvis Presley. La Coppola ragiona sul patriarcato è sulla plasmabilità femminile, donne che, come nel caso di Priscilla, vengono ridotte a bambole quasi incapaci di intendere e di volere; il narcisismo maschile che annienta, l’incapacità del “sesso debole” di ribellarsi in nome dell’amore assoluto e fiabesco.
“Priscilla” è il controcampo mesto dell'”Elvis” di Baz Luhrmann. Nel secondo la storia si concentra sul re del rock e sul suo manager e la regia di Luhrmann è come sempre barocca è sovraccarica, Sofia invece abbassa i toni, crea micro sequenze introdotte da brani musicali romantici, i campi totali abbondano così da mettere in relazione i personaggi con gli oggetti di scena, con gli arredi e con i paesaggi. Gli attori recitano in sottrazione, dal loro body language non traspare passione o dolore, incertezza o psicosi, eppure nella storia d’amore tra Elvis e Priscilla di dolori, giochi di potere e disturbi mentali ce ne erano parecchi. Sofia Coppola non riesce a dare tono alla sua pellicola, a darle una dimensione cinematografica potente seppur raggelata, il suo film è mesto, con poche lacrime, vi è inefficace dolore nella caratterizzazione dei personaggi. La materia incendiaria di partenza viene trattenuta in nome di scelte anonime ed esangui. E pensare che nel film abbiamo una star planetaria affetta da un campionario di turbe psichiche, una villa isolata dal resto del mondo, una quattordicenne sola, innamorata e tradita, un rapporto di coppia basato sulla sopraffazione…ingredienti che in mano a Pablo Larraín avrebbero creato un’opera stravolgente.
La scelta degli attori principali è felice solo dal punto di vista della loro fisicità: Elardi, alto più di un metro e novanta, sovrasta la minuta Spaeny, scelta funzionale alla rappresentazione di una figura femminile schiacciata da un uomo. Il percorso di indipendenza che porta la protagonista ad emanciparsi da Elvis è descritto in maniera troppo repentina, senza nessun crescendo drammaturgico.
Soundtrack pazzesca.
15-Jan-2024 di Ema
Sofia Coppola movies
L'INGANNO
2017