POPRAN

Ueda Shinichiro

1h 35m  •  2022

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Recensione di Beatrice On 03-May-2023

Un intervista al giovane imprenditore Tagami Tatsuya, apre la prima sequenza: non si possono fare domande non previste, né tantomeno sulla vita privata.

Tagami sta guadagnando una fortuna dalla distribuzione online di manga. Ha una assistente attentissima e una corte di adepti; è astuto e cinico ma dopo una notte trascorsa con una ragazza conosciuta la sera prima si ritrova a fare la pipì senza più l’arnese sessuale tipicamente maschile.

Un piccolo foro sul pube non gli consente di urinare né da seduto né in piedi. Sgomento si reca da un medico che gli dice di pazientare fino al giorno dopo ma gli disegna un indizio che gli fa comprendere che c’è un QR code che può richiamare l’attenzione di altri sfortunati con il medesimo problema, rintracciati i quali individua l’eventuale soluzione.

Il “popran” non è scomparso ma ha assunto una propria volontà e ha deciso di lasciare il titolare.

Ha impiegato due ore per farlo e usa le “arupito” come ali, e riesce a raggiungere la velocità di 150/200 km orari. Inoltre dopo 6 giorni dal distacco è destinato a morire per denutrizione pertanto va catturato in quel frangente di tempo con un retino resistente venduto insieme ad altri gadget per la sopravvivenza nei giorni di allontanamento.

Vengono inoltre fornite le direttive per trovarlo e catturarlo, mentre

fortissimi e improvvisi dolori all’addome perseguitano l’imprenditore.

Oltre alla geniale individuazione degli avvistamenti dei membri chiamati Skyfish, e alle battute di un ragazzino impertinente, una specie di mantra si ripresenta al malcapitato.

Elegantemente scorretta e esilarante, questa commedia metter tragicamente i protagonisti alle prese con l’ETICA DEL FALLO.

La scelta autonomizzante del pisello con le ali risulta originalissima, e riporta senza esitazione al Moebius del compianto Kim Ki duk, sempre alle prese con la lacaniana idiozia del fallo.

Il contrappasso tra il potere e l’impotenza disegnano con abilità quando la tragedia possa trasformarsi in farsa e quest’ultima in metafora della virilità non identitaria.

Sebbene la lezione morale sia evidente e didascalica, il film è estremamente divertente, (forse non molto per il mondo maschile) e l’intuizione apparentemente scorretta diviene emblematica per la soluzione del conflitto fisico e intrapsichico del presunto eventuale protagonista “ingenuamente” inconsapevole.

Nascere con un pene è come vivere al collare di un pazzo.


03-May-2023 di Beatrice