
Recensione di Beatrice On 21-Oct-2024
Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris.
Urla, delirio, ira, mentre suona il Sansone e Dalila di Camille Saint-Saens.
Una crisi di Claudia costringe la figlia Violeta e il marito Flavio a richiedere un intervento ospedaliero.
Fogli sparsi in terra, tende staccate, il caos, in una casa che respira arte.
La donna ha un cancro allo stato terminale e la sua condizione le consente di vivere normalmente sebbene alcuni giorni la situazione diventi ingestibile.
Vuole andare in Svizzera per porre fine alla sua vita, non vuole attendere la morte in modo naturale. Il marito le esprime la stessa volontà, rivelandole di averci pensato anche prima della malattia.
Violeta è assolutamente contraria che il padre voglia ricorrere alla eutanasia, si sente tradita, vorrebbe che il genitore fosse presente per accompagnare la morte della madre.
Una casa piena di artisti: Claudia è un’attrice, Flavio un regista e Violeta una musicista ma intende lasciare l’orchestra per dedicare tempo alla quotidianità.
Sebbene gli esperti cercano di comprendere e di dissuadere Flavio dalle sue intenzioni, lui ribadisce che se la moglie lo avesse lasciato avrebbe cercato di riconquistarla ma di fronte alla morte non può fare nulla e non può vivere senza di lei.
Organizzano il loro matrimonio per convocare tutti i figli alla festa organizzata, tra musica, fiori, set teatrali in giardino, mentre si danza e suona Con mi corazon te espero.
L’occasione fa emergere vecchie incomprensioni, sentimenti non detti, qualche tensione e soprattutto la necessità di Violeta di rivelare alla famiglia le intenzioni dei genitori, non concordata con loro.
Forse i genitori si non amati soprattutto tra loro e in questo caso per Claudia non resta che augurare morte agli sposi!
Il viaggio in Svizzera, l’appartamento, il letto, le procedure, i moduli, le crudeltà che Claudia rivolge a Flavio mettendogli il dubbio che lei non lo avrebbe fatto, avrebbe continuato a vivere…senza di lui.
Claudia si commuove ascoltando la Callas che canta Gilda nel Rigoletto.
La scelta dell’urna e il desiderio di essere gettati nella spazzatura.
Danze contemporanee intersecano la sceneggiatura del film, danze inquiete, spettrali con illustri interpreti: eros e thanatos.
Una storia di vita, di amore, di emozioni, di arte.
Una casa che sembra un palcoscenico.
Una famiglia e un compromesso: due figli lontani, perché i genitori sono sempre l’origine di tutto.
Un film che sollecita uno sguardo audace sulla morte, tra malattia e delirio, tra accettazione e presa di posizione, tra destino e rimodulazione, seppur parziale dello stesso.
Lasciarsi vivere o decidere di anticipare la fine, il tema eterno da quando la vita ha come suo compimento la morte, sempre dovuta.
Il fine vita come conquista attiva come condivisione che trascende il “finchè morte non ci separi”.
Todo Tien Su Final, chiude la pellicola.
L’ontologia della morte diviene istallazione artistico/cinematografica.
Proprio come sceglierò la mia nave quando mi accingerò ad un viaggio, o la mia casa quando intenderò prendere una residenza, così sceglierò la mia morte quando mi accingerò ad abbandonare la vita.
21-Oct-2024 di Beatrice