
Recensione di Beatrice On 18-Oct-2024
È con ciò che non si sa di sé che si fanno la maggior parte delle cose.
Taipei
Una madre urla, un bambino sta annegando.
Zijie frequenta il liceo, ha la passione per il disegno e pratica la scherma, vuole allenarsi per partecipare ai campionati.
Il padre è morto e la madre ha conosciuto un uomo con il quale sta iniziando una relazione.
Il fratello maggiore Zihan, accusato di tentato omicidio, sta uscendo dal carcere per uno sconto di pena.
Dichiaratosi sempre vittima di un incidente di scherma, non avrebbe ucciso volontariamente.
La madre è convinta invece che sia un assassino e cerca di tenere il figlio minore lontano dagli strumenti manipolatori del fratello.
Zijie infatti ha sempre in mente il giorno dell’incidente ed è convinto che il fratello lo ha volontariamente salvato dall’annegamento.
Inizia un nuovo rapporto tra i due, di complicità, fiducia, condivisione anche di spazi e di grande privacy.
Solo a causa di un secondo incidente durante un allenamento di scherma insorgono dei dubbi in Zijie.
Il thriller psicologico si gioca tutto sull’insinuare sospetti in merito alle convinzioni della madre, sulla reale o presunta colpevolezza del figlio maggiore, giocata sulla ingenuità del minore che risponde ad un suo bisogno psicologico e affettivo, avere un fratello, un punto di riferimento, un mentore, un allenatore, una compagnia. Tanto più che l’ex detenuto è riuscito anche a slatentizzare l’omosessualità di Zijie.
Un fatto di cronaca realmente accaduto a Taiwan nel 2014 ha offerto all’opera prima della regista, ex schermitrice della squadra nazionale di Singapore, di traslare il fatto in un contesto sportivo.
La scherma è una disciplina olimpica di opposizione a contesto aperto che consiste nel combattimento leale tra due contendenti armati di spada, fioretto o sciabola.
L'etimologia italiana della stessa parola scherma porta con sé il significato della disciplina, essa infatti deriva dal longobardo "Skirmjan" che significa proteggere, coprire(stessa etimologia della parola schermare). Ciò è probabilmente collegato al concetto dell'uso della spada non come strumento nato per colpire, ma come strumento difensivo.
Peirce, ossia forare, perforare, penetrare sembra spostare dalla attività della difesa a quella dell’offesa.
Nel film tutto si gioca nell’effetto speculare e nella doppiezza, compresa quella del bene e del male: i fratelli tra Caino e Abele, la verità e la menzogna, la superficie e la profondità, l’apparenza e la sostanza, la volontarietà e l’involontarietà, la colpa e l’innocenza, la responsabilità e l’incoscienza, l’identità e la duplicità.
Il finale che sembrerebbe incanalarsi nel sentiero della vendetta, squarcia un altro orizzonte che dalla sfera psicologica e analitica diventa psichiatrica: la convinzione auto indotta, la necessità di formulare una spiegazione insieme alla capacità o meno di intendere o di volere, ossia l’idoneità di una persona di rendersi conto del valore delle proprie azioni, con tutti i dubbi che può sollecitare la sua misurabilità scientifica.
Un film intrigato e intrigante: un labirinto piuttosto sorprendente di eventualità da tenere in considerazioni, di dubbi da insinuare e di perplessità sulle quali meglio non adagiare le proprie presunte certezze.
Non si fa quello che si vuole. Tuttavia si è responsabili di quello che si è.
18-Oct-2024 di Beatrice