
Recensione di Beatrice On 14-May-2023
Ogni uomo uccide ciò che ama,
Questo da ognuno sia udito.
Alcuni lo fanno con uno sguardo amaro
Alcuni con un linguaggio forbito,
Il codardo lo fa con un bacio,
Con la spada lo fa l’ardito!
Colonia 1972.
Il regista Peter Von Kant viene svegliato da una telefonata.
Karl, non parla mai e esegue senza esitazione i perentori ordini del suo padrone, osserva e si dedica ad una servitù incondizionata.
Arriva Sidonie, una attrice che Peter ha lanciato, oramai diva negli atteggiamenti e nelle sembianze, portando con sé il giovanissimo Amir.
Un ventitreenne, dalla folta chioma nera, che attira immediatamente l’ossessione del regista, al quale promette una invitante carriera.
Lo riprende, fa domande, lo bacia, lo seduce, lo mantiene con champagne e crostacei.
Tra cocaina e script sul ritratto di donna, si parla di umiltà, di trasparenza, di manipolazione, di violenza, di arte, di “creazione che contrae mentre uccidere libera…”
La gigantografia di Sidonie nella camera da letto gli fa ammettere di amare più l’attrice che la donna, mentre dichiara ad Amir di amarlo follemente.
Dopo nove mesi il potere di coppia cambia radicalmente, la ruota gira: Amir slatentizza l’ossessione di Peter, quella di possederlo totalmente e incondizionatamente, mentre lo deride e si allontana da lui.
L’arrivo della figlia e della madre per il compleanno del regista completerà il quadro caratteriale descritto.
Alcuni giovani uccidono l’amore,
Altri quando sono anziani;
Lo soffocano alcuni con la lussuria.
Altri con l’Oro nelle mani:
I più pietosi usano il coltello,
Perché i morti siano freddi l’indomani.
A distanza di 50 anni dalla presentazione de Le lacrime amare di Petra von Kant, Ozon intende omaggiare Fassbinder cambiando il genere del protagonista da Petra a Peter, da donna a uomo, da stilista a regista perché qui Peter incarnato dalla possente fisicità di Menochet, è proprio Rainer Werner Fassbinder con tutte le sue genialità e sregolatezze, le sue ossessioni e dipendenze, il suo carattere carismatico e manipolatorio, la sua dichiarata bisessualità.
Il tutto costruito in un interno pieno di immagini che rappresentano la visceralità delle passioni dell’artista che non esita a infierire sul suo assistente con maltrattamenti e umiliazioni, soprattutto quando arriva il giovane magrebino Amir sul quale concentra totalmente la sua ossessione.
Passare dalla vertigine lesbica a quella omoerotica, oltre a rispecchiare il cinema ozoniano, serve a narrare la tragica storia d’amore tra Fassbinder e il suo attore idolo, rappresentando il tutto attraverso una scenografia simile all’appartamento del maestro nel quale oltre alle musiche e alla citazione della Ballata del carcere di Reading di Wilde, si assiste alla iconografia di Amir trafitto dalle frecce come quella di San Sebastiano, il martire ritratto da Mantegna, Perugino, Antonello da Messina.
Ma di chi è martire Amir? Dell’ossessione di Peter, del proprio narcisismo o della strumentalizzazione di Sidonie?
Le lacrime di Peter von Kant sono amare, soprattutto nella consapevolezza di non saper amare ma di essere capace solo di possedere e nella certezza che “l’amore sia più perfido della morte”.
Chi ama poco, chi troppo a lungo
Chi vende, chi gli fa onore;
Chi compie il gesto con tante lacrime,
Chi senza dolore:
Perché ogni uomo uccide ciò che ama,
Ma non finisce sempre al Creatore.
14-May-2023 di Beatrice