
Recensione di Beatrice On 16-Dec-2023
Il rituale è una specie di scultura umana. Da un certo punto di vista è come l’arte, perché dà forma all’energia, ma d’altro canto è una consuetudine o una ripetizione, un evento ricorrente o una rappresentazione che ha un significato. E’ una cosa che pervade tutto quanto. E’ come un gioco.
Hirayama si sveglia al rumore della ramazza di una anziana signora che pulisce il cortile; sistema il suo tatami con la coperta in un angolo della camera, si lava i denti nel lavandino della cucina, spunta i baffi, rade la barba, beve un caffè o una bibita prelevata nel distributore fuori casa, indossa la divisa e esce di mattina presto.
Guida un piccolo furgone pieno di materiale che utilizzerà per il lavoro; sceglie l’audiocassetta per il giorno e si reca presso le toilette pubbliche di Tokyo, gestite dalla municipalità, che pulisce in modo meticoloso, preciso, utilizzando addirittura uno specchietto per visualizzare le parti basse dei water.
Non esita ad allontanarsi per il rispetto della privacy quando qualche “cliente” si avvicina per poi continuare la sue pulizie.
Considerate le audiocassette, le musica rock anni ’70-’80 e il modello di vita di Hirayama potrebbe sembrare che siamo collocati in quei tempi invece Wenders non esita a farci sapere che il sessantenne pensa che Spotify sia un negozio.
Si sposta così di bagno in bagno tutti i giorni facendo notare anche la tecnologia e la contemporaneità dei servizi pubblici alcuni dei quali completamente in vetro, si opacizzano alla chiusura della porta. Durante la pausa Hirayama mangia un sandwich seduto sulla panchina di un bosco, tira fuori la desueta macchina fotografica per fare scatti alle chiome degli alberi senza inquadrare per poi farle sviluppare e selezionarle in scatole accuratamente conservate con la data; raccoglie qualche piantina e la porta delicatamente a casa dove la idrata con lo spruzzino.
Al rientro dal lavoro prende la bicicletta, raggiunge un bagno termale dove seduto su uno sgabello fa la doccia e poi si immerge in una vasca calda.
Di solito, per la cena, si reca sempre nello stesso chiosco di un mercato coperto, poi fa rientro a casa, legge Faulkner e si addormenta.
Undici giorni scanditi da questo ritmo, incontrando il collega giovanissimo che insegue una potenziale fidanzata; giocando a tris a distanza su un foglietto nascosto in una toilette, facendo incontri vari che si modulano schematicamente, senza chiarire molto altro della biografia di quest’uomo taciturno, antitecnologico e tranquillo.
Fino a quando la nipote si presenta nella sua casa e fino a quando la sorella viene a recuperarla: attraverso questo aneddoto si riesce a comprendere qualcosa in più del suo passato senza svelarne troppo.
Wenders torna a Tokyo per girare un film poetico, delicato, per raccontare le abitudini, i rituali di un uomo silenzioso e sorridente che probabilmente ha fatto una scelta nella sua vita, la scelta di fondo che ha stravolto la sua provenienza, le sue origini, i suoi vissuti, il presente che lo accompagna e il futuro che lo accoglierà. La routine, che si sostituisce alla vita frenetica di chi si vive immerso nella tecnologia, viene ritratta come in un affresco impressionista attraverso le immagini sfocate dei sogni del protagonista, accompagnate dagli scatti che esegue sempre nello stesso posto, nelle stesse ore, alle stesse fronde.
L’ascolto di The House fo the Rising Sun degli Animals, delle musiche di Van Morrison, Patti Smith, Lou Reed, in audiocassette affascinano le nuove generazioni e il mercato ipertecnologico disposto a comprare questi strumenti audio in disuso come fossero reperti archeologici ormai fagocitati dai servizi musicali digitali.
La spensieratezza e la leggiadria con la quale si muove Hirayama nei suoi silenzi ma anche attraverso la gentilezza che lo contraddistingue evidenziano il suo rispetto per la privacy e il pudore che nutre il suo vissuto. Riesce a gestire l’imbarazzo e l’emozione, l’imprevisto e la commozione sempre in modo contenuto anche quando nel finale i suoi occhi comunicano il caos di impressioni che sta vivendo, accompagnato dall’ascolto della canzone di Nina Simone Feeling Good…
E’ una nuova alba, è un nuovo giorno, è una nuova vita per me e mi sento bene…
La costruzione di una esistenza semplice e “autentica” potrebbe riguardare le corde biografiche di Wim Wenders che traspaiono nelle sfumature nostalgiche di percorsi ormai irreversibili nella certezza di aver perso qualcosa di estremo, ormai smarrito e irrecuperabile.
La nostalgia, più di ogni altra cosa, dà il brivido della nostra imperfezione.
16-Dec-2023 di Beatrice
Wim Wenders movies
ANSELM
2023