Recensione di Beatrice On 06-Aug-2023
Non è necessario che un regista sappia scrivere ma, se sa leggere, aiuta.
Parigi
Set cinematografico: Tomas, il regista, sta dirigendo una scena; interviene osservando i particolari, si irrita perché un bicchiere è vuoto e perché l’attore ancora non ha capito che deve scendere una scala entrando in un locale dove con piacere consumerà un drink… niente di drammatico!
Ha una relazione stabile con Martin, con il quale ha acquistato una casa: si amano in modo passionale ma incontra per caso Agathe per la quale prova un’attrazione estrema peraltro reciproca.
Un incontro sessuale occasionale si trasforma in una ossessione e lo porta a passare notti fuori casa, giustificate con continue bugie al partner che cerca di difendersi da questa inspiegabile assenza. Anche quando Tomas torna a casa legge al letto, nonostante Martin si presenti con una seducente vestaglietta fucsia.
Il partner trascurato inizia pertanto a intrattenersi con uno scultoreo scrittore e questo particolare infastidisce Tomas che entra nella vita delle persone direttamente con la bicicletta, con la quale si insinua nelle loro case come se fossero le sue. Non accetta altre persone, manifesta egoismo e gelosia nonostante sia lui il primo a tradire e a mentire sempre.
Anche se “la geometria non è un reato”, Martin “ il triangolo no, non l’aveva considerato”: infatti per il regista sia Agathe, ormai incinta che Martin dovrebbero accettare il compromesso mentre lui non sopporterebbe alcuna ulteriore intromissione nel triangolo.
L’esilarante arrivo in ritardo alla cena con i genitori di Agathe in abbigliamento evidentemente gay, lo espone alla domanda della madre che vuole comprendere se passando da una relazione con un uomo ad una con la figlia, incinta del figlio, lo riconduce ad una scelta definitivamente responsabile, mentre una gravissima omissione comunicativa costringe Martin ad una decisione definitiva.
Ma Tomas, egoista, egocentrico, narcisista perverso nonché manipolatore non sa minimamente cosa sia una scelta e soprattutto cosa sia una scelta responsabile che prevede una consapevole domanda e una conseguente consapevole risposta. E’ totalmente in balia alle proprie ossessioni, delle proprie bugie seriali e soprattutto del principio di godimento acefalo.
Vuole ottenere tutto quello che lo eccita senza rinunciare a nulla e con la sua bicicletta, come è entrato nelle vite altrui dovrà perdersi per le strade di Parigi, al ritmo svisato della Marsigliese e di A perfect day, senza sapere come e dove e se si ritroverà.
Sesso, godimento, piacere, impulso, intreccio, Passages da una situazione all’altra senza soluzione di continuità.
Tomas è un carnefice/vittima di se stesso, illuso e presuntuoso: non si concede paure riflessive tra un passaggio e l’altro e l’etica della responsabilità non lo riguarda, vive e basta.
Ira Sachs, confezione una piccolo/grande spaccato di realtà dove la pseudo Lgbtq plus viene scompaginata soprattutto perché qui è Agathe, una figura femminile etero, insolita, trasversale, ibrida, che tuttavia vuole costruire una famiglia come d’altronde volevano i due consolidati partner Martin e Tomas che in questo caso non riesce a completare la regia del film della sua vita.
Qualcosa è andato storto nella sceneggiatura, anche questa volta i particolari hanno fatto la differenza e hanno diretto autonomamente la regia.
Noi prendiamo l’abitudine di vivere prima di acquistare quella di pensare
06-Aug-2023 di Beatrice