ON THE ADAMANT SUR L'ADAMANT

Nicolas Philibert

1h 49m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 13-Aug-2023

La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia.

Sulla Senna c’è una struttura galleggiante chiamata l’Adamant: è un centro diurno, dove vengono accolte persone fragili affette da disturbi mentali.

E’ un luogo aperto sul mondo, sulla città, per non isolare, circoscrivere, chiudere, relegare.

C’è chi canta, in modo inquieto e appassionato, un testo importante, impegnativo, mentre gli altri ascoltano, è Francois che ha scritto anche le parole “… la bomba umana sei tu, hai il detonatore proprio accanto al cuore…” mentre Olivier disegna le figlie piccole come se fossero adulte e c’è chi chiede: “come deve essere oggi per farla andare bene?”.

I malati mentali non hanno famiglia e se ce l’hanno non si trovano bene…

Qualcuno come Guillame ostenta la propria lucida consapevolezza sui farmaci senza i quali sa bene che non potrebbe vivere con gli altri.

C’è chi è ipersensibile ai rumori mentre qualcuno afferma che “l’amore aiuta a vivere un po' di gioia prima di morire”.

I loro sguardi comunicano delicatezza mentre condividono cineclub e discussioni insieme al team che gestisce questo mondo parallelo cercando di restituirgli un’umanità spesso alienata da una realtà che separa e insegue esclusivamente il profitto anche in ambito medico/sanitario.

Interessante è la metafora della candid camera, Philibert non ricorre alla camera invisibile, la sua onestà artistica e intellettuale è antitetica all’uso di questa modalità.

Si dichiara infatti un “antropologo dell’invisibile quotidiano”, che non prepara quasi nulla e improvvisa pressoché tutto.

In questo luogo molti possono accedere per aprire un workshop, come filosofi, artisti e lui ha cercato di lasciare tutto al caso in quanto ha previsto che sarebbero accadute molte cose. E’ previsto il teatro, l’escursione nel bosco, la musica, le mostre e tutti sono invitati a costruire e ad affrontare le tematiche più urgenti; ogni attività è comunque un pretesto per restituire alle persone un contatto con il mondo altrimenti compromesso.

Una donna dallo sguardo infantile e magico racconta che il marito è morto, sostiene che gli altri sono liberi mentre lei non può fare ciò che vuole ma che tuttavia ha preso la sua libertà.

C’è chi parla di inconscio che lavora come un automatismo, quasi ne fosse travolto in modo incontrollabile.

Presentato in concorso alla Berlinale 2023, ottiene il premio più prestigioso: il documentario di Nicolas Philibert, si misura in modo delicatissimo con un’isola di artistica follia dove si respira l’approccio antipsichiatrico del dialogo critico sull’urgenza della considerazione dei contesti sociali e relazionali in cui trova forma e si esplica il vissuto di una persona e quindi il conseguente approccio terapeutico.

Non è un luogo isolato L’Adamant, perché tutte le strutture che compongono il polo formano una rete in cui i pazienti e gli assistenti possono ruotare: una piattaforma sulla Senna dove si crea l’opportunità di una vita altra, si ascolta, si parla, si discute, si gioca e si fa cinema perché la testimonianza diretta aiuta a restituire dignità e ad accogliere la resistenza alla disumanizzazione della psichiatria.

Dal punto di partenza della nostra pseudosalute mentale tutto è equivoco. Questa salute non è una vera salute. La pazzia dei nostri pazienti è un prodotto della distruzione che imponiamo a loro e che essi impongono a se stessi.

13-Aug-2023 di Beatrice