
Recensione di Emanuele On 07-Jan-2025
L’amore è donna!
Nel “Nosferatu” di Eggers, Thomas, il marito della protagonista è alla ricerca di fortuna economica ed è disposto ad imbattersi in un lungo e pericoloso viaggio per incontrare quella che si rivelerà una creatura mostruosa portatrice di nefandezze, morte e pandemie. Intraprenderà tale viaggio anche se sconsigliato dalla compagna. Tramite questo “essere” che vive in Romania porterà a termine un affare che gli darà sicurezza economica. La moglie invece è sensibile e romantica, la sua sensibilità sfiora la preveggenza, la purezza estrema la rende la vittima sacrificale dell’amore tossico e totalitario di Nosferatu (la creatura che vuole possederla e la tormenta da sempre), e di quello del marito che non la ascolta. In un’altra epoca la protagonista sarebbe stata una divinità da idolatrare, nell’Europa del diciannovesimo secolo è invece vittima del maschio. Eggers accentua tale tematica rendendo il suo film un’ opera femminista dove da succube la donna si trasforma, seppur tramite un sacrificio estremo, in salvatrice, mentre Thomas rimarrà nell’indeterminatezza e Nosferatu verrà annientato.
Il nuovo lungometraggio di Eggers è la terza versione cinematografica del Nosferatu che in realtà è il Dracula di Bram Stoker. Il regista del primo film, per motivi di diritti non concessi dagli eredi dello scrittore, dovette cambiare i nomi dei personaggi e alcuni passaggi della storia. Impressionante come nel 2024 il regista americano sia riuscito a partorire una versione nuova ma che flirta con i film precedenti. Ci sono squarci espressionisti come nel film del 1922, vi è il romanticismo estremo dell’opera del 1979, ma Eggers aggiunge sprazzi di sessualità carnale e a differenza di Herzog non è clemente con il personaggio del conte Orlok (Nosferatu). Quella rappresentata da Herzog risulta in alcuni momenti una figura dolente più che cattiva, è rassegnato alla condanna di essere immortale. Il personaggio portato sullo schermo da Eggers è più spietato e propenso a sottomettere, ingannare e attuare violenza fisica e psicologica. Per Eggers, Orlok è l’orrore del maschio accentratore. Se il film del ’22 era la metafora del male che stava per arrivare in Germania (Hitler), e l’allegoria di tale malvagità era rappresentata dalla peste, per Eggers la peste rimanda all’epidemia del Covid vissuta qualche anno fa. Nel film del ’79 era invece la situazione politica della Germania scissa dal muro di Berlino. Politica e intrattenimento, orrore e sociologia. Eggers attualizza l’opera di base infarcendola di discussioni sulla validità della scienza e sullo scontro tra razionalità e irrazionalità. Il discorso sulla fiducia da riporre nella scienza è divenuto più che mai attuale durante il Covid.
“Nosferatu” mette in discussione il pensiero di Hannah Arendt la quale affermava che il male non è mai radicale e che non possiede una dimensione demoniaca. Nel film non solo ha una sfera demoniaca ma è più che radicale, è assoluto, miete vittime senza pietà, non si espande solo sulla superficie, ma serpeggia nell’anima degli esseri umani. Sfida il pensiero razionale che cerca di dargli una spiegazione logica (di nuovo il tema della scienza e della medicina tradizionale). Chi ne è vittima si ritrova faccia a faccia con la frustrazione di non saperlo spiegare. I personaggi del film possono solo viverlo, sino a morirne.
Impressionante tutto l’apparato tecnico, su Quinlan a proposito del “Nosferatu” di Murnau, il recensore scriveva che nel film non esistono inquadrature pacificate, la stessa cosa vale per quest’ultimo film. La messa in scena è potente, i movimenti di macchina sono lenti e catatonici con alcuni jumpscare ben piazzati, il sonoro è monumentale, la ricostruzione storica impeccabile. “Nosferatu” non da tregua allo spettatore. Inquieta, spaventa e le parti oniriche hanno una potenza pittorica abbacinante.
07-Jan-2025 di Emanuele