
Recensione di Beatrice On 23-Nov-2024
Nel mio principio è la mia fine, nella mia fine è il mio principio.
Nina torna dopo 30 anni nella località costiera dove è cresciuta fino all’età di 15 anni insieme al padre. La madre è morta quando era molto giovane.
Arriva di notte, mentre piove senza sosta, portando una grande borsa con un fucile da caccia.
Alloggia in un albergo e la riconoscono, è diventata un’attrice famosa.
Cerca vendetta nei confronti di uno scrittore famoso al quale la città rende omaggio: Pedro.
Un film strano, con musiche dai toni classici anni ’60, un thriller a tratti hitchcockiano, dai toni melodrammatici e teatrali.
Un incontro con l’infanzia attraverso il suo amico Blas, i ricordi che ripercorrono la sua adolescenza, le amicizie, gli amori, gli studi, la passione per la recitazione.
Al di sopra di tutto l’incontro con quello scrittore, di cui vuole vendicarsi, da cui era rimasta affascinata: Pedro. Il nuovo compagno della madre del suo flirt adolescenziale, un uomo che le mostra grandi attenzioni, la conquista, le promette un futuro da attrice attraverso le sue illustri conoscenze a Madrid e soprattutto la inizia ad una intimità alla quale non è preparata.
Nina ha quindici anni e non sa ancora cosa vuole, cosa le piace, cosa desidera veramente e soprattutto non sa cosa non vuole.
A causa di una gravidanza è costretta dallo scrittore ad allontanarsi dalla citta d’origine, senza dire nulla a nessuno, per recarsi a Madrid, interrompere la gravidanza e dedicarsi alla sua carriera.
Nina ormai è una donna matura ma non ha dimenticato nulla, il suo risentimento è comprensibilmente feroce e quello che la disturba è apprendere che in quel luogo tutti sapevano facendo finta di non sapere.
Una scena disturbante durante il suo primo approccio sessuale con quell’uomo ritornerà nella catartica scena finale quando finalmente Nina si troverà da sola sulla terrazza di fronte al mare al cospetto di quell’uomo che le ha segnato la vita per sempre per umiliarlo e costringerlo a chiedere perdono e rivolgendogli una domanda che sarà una sentenza.
Prendendo ispirazione da Il Gabbiano di Anton Cechov e da Nina, opera teatrale scritta da José Ramon Fernandez, la Jaurrieta la trasforma in un’opera tutta sua, un po' western, molto revenge movie di una donna che non vuole perché non può arrendersi ad un passato che è sempre più presente soprattutto difronte alla falsità di una piccola città che ha taciuto allora e continua ipocritamente a non prendere posizione di fronte a una violenza esercitata da uno scrittore famoso celebrato ancora come un eroe.
Un drammatico percorso esistenziale è la ricostruzione della sceneggiatura attenta alla sensibilità di una donna in nuce, che non cede nulla difronte al passare del tempo che invece di rimuovere alimenta la sensazione della violenza e il sopruso ingiustamente subiti.
L’iter psicologico insormontabile concentrato in un gesto che diviene metafora, similitudine ma anche allegoria e simbolo di un sopruso diventato destino.
Il sopruso passivamente accettato diviene morale. Da quel momento irrevocabile toccherà a altri subire identica sorte.
( Roberto Morpurgo)
23-Nov-2024 di Beatrice