MISERICORDIA

Emma Dante

1h 35m  •  2023

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Recensione di Fabian On 19-Nov-2023

Sicilia, non si sa bene dove né quando.

Un borgo di baracche sul mare, tra pecore rifiuti e violenza.

Un ragazzo chiamato Arturo, nato prima che la madre fosse uccisa dal guercio, detto il Porco, si aggira tra tanti bambini, animali e uomini.

Vive in una casa inondata dall’acqua del mare che sale e la allaga quotidianamente: qui vivono due poi tre donne, prostitute, come tutte le altre del villaggio che lavorano di notte, condotte sul luogo di lavoro da un pick up del Porco.

Arturo è ipercinetico, ha una disabilità psichica importante, soffre di attacchi epilettici, è terrorizzato dal guercio e ha un rapporto speciale con la pecora Camilla.

Amato, curato, protetto dalle donne con le quale vive, amiche della madre Lucia. Il punto di incontro tra le tre è proprio la cura e il senso di protezione che nutrono per il ragazzo, che si paralizza difronte alla violenza subita nel ventre della madre, che danza girando su se stesso, che ama gli spaghetti e i gomitoli di lana con i quali allestisce, tra i ruderi sul mare, meravigliose istallazioni labirintiche annodando i fili ai chiodi.

Arturo è Il figlio di Saul, è una sorta di Lazzaro Infelice, scomposto, innocente e sonnambulo ma Nuccia lo lava e lo nutre mentre Betta gli sta facendo una coperta ai ferri per assicurargli una vita altrove mentre il guercio, o meglio il Porco lo vuole fare fuori…

Una realtà tragica e crudele senza riscatto né tantomeno catartica: la cattività nella quale sopravvivono queste donne sembra una condizione irreversibile tra rassegnazione, stanchezza e proiezione.

La prima scena è un femminicidio di calci e pugni, con la parola “puttana” sempre a disposizione, quasi a giustificare il corpo che finisce in mare, mentre un bambino urla tra le rocce della montagna: quella montagna che a volte urla facendo cadere i massi.

L’unico uomo su cui poter contare è un pastore vestito da caprone, tutti gli altri sono i consumatori/porci.

La convivenza è in una stanza e dietro una tenda si incontrano gli avventori, in cucina c’è il bidet, mentre il bagno è fuori e bisogna specificarlo ai clienti che altrimenti urinano lì.

Si recupera il rame e vestiti di seconda mano; i bambini crescono tra fango, ruderi, mare e chiese abbandonate, mentre i corpi disfatti delle donne non conoscono il pudore e l’ultima arrivata con corona e abito azzurro viene venduta a clienti che pagano centinaia di euro al Porco.

Il cinema di Emma Dante è donna e la donna ha una sua sacralità inviolabile, nonostante la violenza del maschio.

Qui è una menade impazzita; martire, sacrificata all’altare del tempio fallico dove si uccide, si stupra, si urla, si sacrifica, si rende memoria, si ama.

Il mare sale e la montagna cade: la natura si fa sentire e spaventa sebbene gli uomini sono impassibili in fila ad attendere il loro turno per penetrare la stessa donna, per volersi in realtà penetrare a vicenda…

Il lungometraggio tratto dall’omonima pièce teatrale che ha debuttato al Piccolo Teatro di Milano nel 2020, è una tragedia contemporanea, sull’isolamento culturale delle donne e la schiavitù dei loro corpi, sulla disperazione e la cura che le accompagna.

La misericordia è un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui.

Qui riguarda solo le donne, gli uomini ne sono immuni.

Lo sguardo artistico della Dante, conferisce agli spazi una estetica travolgente, fatta di natura indomabile, di crudeltà disumana, di disperata speranza, di rassegnata fatalità: si entra in un cinema che è una chiesa sconsacrata dove non c’è legge né tantomeno desiderio.

Misericordia racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre più ignorato dalla società” dichiara Emma Dante, “racconta la fragilità delle donne, la violenza che continua a perpetuarsi contro di loro, la loro disperata e sconfinata solitudine.”

Qui tutto è osceno, sporco e crudele; solo la natura, che fa spavento non più dell’umano, è maestosa e meravigliosa.

L’inquietudine che ritrae è sconvolgente e assordante, sospesa tra la sopravvivenza e la morte, in un palcoscenico cupo e accecante come solo chi vive di teatro sa rappresentare.

La metafora tragica di una umanità al collasso, tra frammenti di vita e macerie di dignità.

Per tutte le violenze consumate su di Lei,

per tutte le umiliazioni che ha subito,

per il suo corpo che avete sfruttato,

per la sua intelligenza che avete calpestato,

per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,

per la libertà che le avete negato,

per la bocca che le avete tappato,

per le ali che le avete tagliato,

per tutto questo:

in piedi, Signori, davanti ad una Donna.

19-Nov-2023 di Fabian