May December

Todd Haynes May December Drama • 2024 • 1h 53m

Recensito da Beatrice 15. March 2024

Opening di Michel Legrand da The Go-Between

Musica ricorrente

Gracie è vicina ai sessanta e vive da 24 anni con Joe dal quale ha avuto tre figli di cui due gemelli in età di diploma.

Dal primo matrimonio con Tom era nato Georgie, che a tredici anni era compagno di scuola dell’attuale marito della madre.

Uno scandalo e il reato di abuso di minore aveva condannato al carcere la donna in stato interessante del giovane.

Siamo nel 2015 e la coppia è ancora insieme e qualcuno ha deciso di fare un film sul periodo che va dal 1992 al 1994.

La protagonista, la nota attrice Elisabeth Berry si reca a Savannah per conoscere personalmente la famiglia, gli amici, i conoscenti.

I giorni scorrono a tratti fluidamente perlopiù nell’imbarazzo e nella tensione.

La coppia si ama, Joe si è assunto le sue responsabilità.

Gracie, nonostante dichiari la sua stabilità è fragile e tormentata: basta poco per farla crollare in un pianto disperato.

Spesso severa nei giudizi estetici sulle figlie, ha un rapporto irrisolto con il primogenito del primo matrimonio che racconta qualcosa dell’infanzia della madre, lei smentisce.

La negazione apparente di responsabilità fa di Gracie un personaggio contraddittorio e inquieto che suscita tenerezza e contemporaneamente rabbia.

In tutto questo Elisabeth cerca di comprendere, intromettendo la sua identità e scavalcando a tratti il suo ruolo.

Gracie vede in lei la possibilità di far comprendere quello che neanche lei ha capito, confusa, sommersa dall’accaduto, e mai recuperata.

La coppia è molto amata dalla comunità locale e qualcuno chiede gentilezza nel trattare la loro storia: Gracie va a caccia e fa torte per tutti e Joe si dedica alle uova di insetti, crisalidi, farfalle che posiziona in gabbie nel salone di casa.

E se “ un momento vale l’altro” e “l’ordine ha la sua ricompensa in sé” come sostiene la protagonista, il suo avvocato, dopo aver difeso stupratori, truffatori e assassini solo con il suo caso era finito sul New York Times: l’indiscrezione e la morbosità che suscita una donna seduttrice di un minore non ha pari.

Elisabeth cerca di capire e racconta che i genitori sono due accademici e la madre insegna relativismo epistemologico ossia “ non esistono fatti ma solo interpretazioni”, niente di più pertinente per l’indecodificabilità di questa famiglia.

Fino a che punto con un film si può raccontare una storia indecifrabile, piena di mistero, di sommerso, di rimosso, di sconosciuto?

L’ultima scena ne è l’esplicitazione più evidente: intenzionalmente fastidiosa, irritante, irriverente, inequivocabilmente mainstream…

Se non ci fossero stati cedimenti in stile hollywoodiano, il film avrebbe superato egregiamente le aspettative: il ritmo e la musica ne scandiscono tuttavia la finalità, quella di raccontare l’impossibile, il non credibile, il non comunicabile: abbracciare i limiti dell’ermeneutica ossia la necessità ineffabile di chiarire le condizioni in cui avviene o non avviene la comprensione.

Nell’impossibilità di poterci vedere chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità.

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