MATT AND MARA

Kazik Radwanski

1h 40m  •  2024

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Recensione di Fabian On 02-Feb-2025

L’identità è una menzogna necessaria: ci convinciamo di essere qualcosa per non impazzire.

Due esistenze in apparenza distanti si sfiorano nuovamente nel più recente esperimento di Kazik Radwanski, un’opera che, con il rigore dell’osservazione fenomenologica, scruta il dissidio tra autenticità individuale e costrizioni sociali.

Matt e Mara non formano una coppia, eppure, in un equivoco tanto banale quanto rivelatore, un fotografo li cattura come se lo fossero. Lei, insegnante di scrittura creativa, incapsulata nel ruolo di madre e moglie, ha trovato una stabilità che pare aver cristallizzato le sue aspirazioni giovanili. Lui, invece, si muove in una deriva esistenziale costellata di edonismo e autoindulgenza, incapace di radicarsi nel tempo e nello spazio. Un tempo sognavano entrambi di scrivere, di plasmare la realtà attraverso la parola, ma le loro traiettorie hanno subito un’inevitabile divergenza.

Matt, che ha trovato nel mercato editoriale una conferma parziale della sua identità, si è concesso l’illusione di una vita bohémienne, mentre Mara ha scelto la solidità di un’esistenza domestica, pur senza smettere di interrogarsi su ciò che avrebbe potuto essere. Il suo matrimonio con Samir, musicista sperimentale, è una zona di comfort che la protegge ma al contempo la costringe. Quando Matt riemerge nel suo quotidiano, irrompendo in una delle sue lezioni, si riaccende un dialogo interrotto, non solo tra due amici, ma tra due versioni di sé che si confrontano in un gioco di specchi.

Radwanski costruisce un microcosmo di tensioni sottili, dove ogni scambio verbale è un’oscillazione tra nostalgia e disillusione. L’età adulta appare come un dispositivo di rimozione delle possibilità infinite della giovinezza: ogni scelta è, in fondo, una rinuncia. Matt incarna l’idea di un tempo che non si è ancora irrigidito in forma definitiva, un’esistenza che sfida il compromesso, ma il suo individualismo si rivela una gabbia tanto quanto la stabilità di Mara. Lei, attratta più dall’idea di un “altrove” che da Matt stesso, si confronta con l’eterno dilemma dell’identità: siamo ciò che abbiamo scelto o ciò che abbiamo lasciato indietro?

Radwanski adotta una grammatica visiva essenziale, depurata da qualsiasi orpello narrativo, permettendo che siano i corpi, i silenzi e le esitazioni a delineare il dramma. Il film si muove nel solco di un realismo minimale, evitando la catarsi e rifiutando ogni consolazione narrativa., Matt and Mara opera in una dimensione analitica, quasi antropologica. Qui non si offre un senso, ma un vuoto da abitare, un’intercapedine esistenziale in cui i protagonisti si muovono senza trovare un punto d’appoggio definitivo.

Il risultato sosta nella sospensione di un’indagine sulla tensione irrisolvibile tra il desiderio e il compromesso, sulla fragilità dell’identità quando si scontra con le strutture della quotidianità. Nessuna risposta, nessuna rivelazione, solo l’eco di una domanda che continua a risuonare.

Più cerchi di capire chi sei, più ti accorgi di non essere nessuno.

02-Feb-2025 di Fabian