MARX PUÒ ASPETTARE

Marco Bellocchio Marx Può Aspettare Documentary • 2021 • 1h 36m

Recensito da Beatrice 22. June 2023
View on IMDb

Scopo dell’arte non è riprodurre il visibile ma renderlo visibile-

Camillo è morto nel dicembre del 1968, si arrende alla vita mentre i giovani fanno la rivoluzione, quella rivoluzione che per lui “poteva aspettare”.

Aveva altre priorità Camillo che non concedevano spazio ad altro, e nessuno aveva inteso questa intima tragedia.

L’innocenza anonima di Camillo era stata travolta da un gemello di successo, Marco, un fratello intellettuale e un sindacalista, le due sorelle erano state a guardare mentre tutti vivevano proiettati su sé stessi, mentre il padre moriva di cancro, la madre viveva ubriaca di fede e il primogenito riempiva la casa di urla di follia.

L’incipit con un tavolo a ferro di cavallo, riunisce tutta la famiglia, probabile ultima occasione per stare tutti insieme.

Camillo, l’angelo gemello di Marco era nato tre ore dopo il fratello, asfittico e per questo battezzato tre volte per consentirgli di accedere al limbo… ma continuò a vivere, a modo suo, forse segnato per sempre da questa nascita.

I due gemelli erano cresciuti con il latte artificiale e il ricorso ad una balia: la madre non si era mai perdonata di non produrre latte.

Mentre Mussolini prendeva il potere, il regista mostra la foto dei due gemelli con lo sguardo impaurito e procede con interviste ai familiari e immagini di repertorio.

Il 13 luglio del 1944 Piacenza era stata travolta dai bombardamenti, la famiglia aveva dovuto sfollare, quella stessa famiglia che al referendum aveva votato per la monarchia e non per la repubblica.

Marco e Camillo andavano a scuola insieme ed erano spaventati dal terrore dell’inferno e del comunismo insegnati dai preti nella scuola media di S. Vincenzo.

Intanto Camillo fu messo a dormire nella stanza del fratello maggiore Paolo, più grande di 10 anni con disturbi psichici; non manifestò nessun rifiuto in merito ma faticava a studiare e fu mandato in un istituto tecnico.

Un velo di malinconia lo accompagnò sempre sebbene si circondasse di amici e conducesse una vita apparentemente frivola e disimpegnata.

Una richiesta rivolta al fratello regista che non ricorda di avergli risposto, lo lasciò confuso in merito alla sua realizzazione professionale che non sembrò soddisfarlo neanche una volta raggiunta.

Dai racconti sembrava non avere alcuna vocazione, sembrava confuso e indeciso.

Camillo non attirava l’attenzione né per eccesso né per difetto e la mancanza di riconoscimento, il suo non essere visto lasciò sicuramente un segno indelebile nella formazione della sua personalità e dell’autostima.

E mentre il fratello Marco riceveva riconoscimenti e premi e lo invitava a buttarsi nell’ottimismo rivoluzionario, Camillo rispondeva che Marx poteva attendere, l’ottimismo non lo riguardava.

Il 27 dicembre del 1968 si suicida lasciando due lettere.

La madre si sveste, urla si chiede perché non muore; dichiarerà poi di comprendere chi si droga e chi si ubriaca…. Non riesce ad andare al cimitero, si sente respinta.

Crede di finire nelle fiamme dell’inferno, vive l’orrore biblico del vecchio testamento quella cecità della fede rappresentata ne I pugni in tasca.

In famiglia, nonostante le lettere c’era chi non credeva al suicidio ma ad un incidente; c’era chi inventava di averlo sognato felice.

Nessuno si era accorto della tragedia di Camillo: qui si concentra l’indagine di Bellocchio con il riconoscimento delle dovute responsabilità prive di falsi sentimentalismi; non averlo amato abbastanza ha determinato l’esigenza di ricordare la tragedia e di essere presenti alla stessa.

Come in questo caso, Bellocchio ha sempre riavvolto, riprodotto, declinato il film della sua vita con uno sguardo felino, assalendo il suo vissuto con interpretazioni incisive e chirurgiche, senza ipocrisie e sentimentalismi.

Un cinema anarchico il suo, nato sulle ceneri del neorealismo; iniziato con - I pugni in tasca - ( 1965) e continuato come un’autoanalisi matematica, logica che squarcia il velo di Maya della rappresentazione per gettare l’acido di una volontà inconscia, incausata, irrazionale e caotica che disvela l’Aletheia autografata dal regista come profanazione della famiglia borghese che vive nella regola della falsificazione.

La sua filmografia come - Via Crucis- psicoanalitica non autoassolutoria dove ogni film è una stazione autobiografica o biografica dalla quale emerge il suo vissuto, attraverso lo spaccato storico-sociale e la visione antiborghese politica e familiare disfunzionale rappresentata in modo assolutamente lucido: la capacità encomiabile del regista di organizzare la rappresentazione della logica della illogicità del sistema famiglia, società, politica, cultura.

La dialettica cinematografica di Bellocchio apparentemente hegeliana compie il suo percorso e approda all’inevitabile rifiuto di una sintesi conciliatoria tra tesi e antitesi per difendere la funzione primaria della dialettica come strumento di comprensione del reale: una dialettica negativa che mette in discussione l’identità di ragione e realtà per svelare le disarmonie e le contraddizioni non conciliate che caratterizzano il mondo in cui viviamo.

Il suo è un cinema di denuncia: fa riflettere senza concessioni e porta alla superficie tutto ciò che si vorrebbe dimenticare; fa parlare ciò che l’ideologia nasconde ponendosi come anticipazione utopica di un mondo a misura d’uomo quel mondo che è stato messo in pausa dalla risposta di Camillo, quando all’invito rivoluzionario del fratello aveva risposto: “Marx può aspettare”.

Marco Bellocchio Movies

sbatti_il_mostro_in_prima_pagina_avatar_image
SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

Marco Bellocchio

esterno_notte_avatar_image
ESTERNO NOTTE

Marco Bellocchio

rapito_avatar_image
RAPITO

Marco Bellocchio

Altri film

moebius_avatar_image
MOEBIUS

Kim Ki Duk

thy_womb_avatar_image
THY WOMB

lynch_oz_avatar_image
LYNCH/OZ

Alexandre O. Philippe

locke_avatar_image
LOCKE

Steven Knight

el_conde_avatar_image
EL CONDE

Pablo Larrain

l_ultimo_terrestre_avatar_image
L'ULTIMO TERRESTRE

Gian Alfonso Pacinotti