LYNCH/OZ

Alexandre O. Philippe

1h 48m  •  2023

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Recensione di Ema On 26-May-2023

Una critica cinematografia e quattro registi approcciano al cinema di David Lynch attraverso il capolavoro “Il mago di Oz”.

“Lynch/Oz” è un bombardamento visivo e sonoro dove le voci fuori campo dei narratori raccontano cosa accomuna molti film del regista americano all’opera del 1939. Le scarpette rosse di Dorothy indossate anche da svariati personaggi di Lynch, il nome Dorothy che torna in “Velluto blu”, il personaggio della strega buona nel finale di “Cuore selvaggio”, sono solo alcune delle citazioni palesi che vengono riprese da Lynch. Fondamentalmente però, le cose che interessano a Philippe sono le tematiche riprese dal regista americano dal film di Fleming. Le forze oscure e maligne, l’inconscio, le dimensioni del sogno e della realtà che flirtano implacabili in Lynch e che provengono direttamente da OZ, l’irrazionale che distrugge il razionale, la frantumazione dell’Io.

Philippe e il suo montatore costruiscono un imponente riassunto della filmografia lynchiana e per farlo partono dal mago di Oz, probabilmente dopo aver visto lo studio di Lynch dove appesa ad un muro campeggia un’immagine di “Il mago di Oz”.

Man mano che i minuti passano “Lynch/Oz” allarga il discorso critico e storico al cinema in generale, che ha al suo interno costanti rimandi al film del ’39. “Pleasentville” di Gary Ross cos’è se non il viaggio dei protagonisti da una dimensione ad un’altra, e tra le immagini del film c’è quella di un arcobaleno sopra il campo totale di una cittadina californiana, e non era proprio Dorothy che cantava “Somewhere over the rainbow”? E sempre a propisito di arcobaleno anche Kubrick cita “Il mago di Oz” in “Eyes wide shut”, quando le due ragazze che abbordano ad un party il personaggio interpretato da Tom Cruise gli dicono:”…dove finisce l’arcobaleno” e “Arcobaleno” è anche il nome del negozio di maschere dove il protagonista affitta il costume per partecipare alla festa orgiastica.

L’arcobaleno viene visto come ponte di accesso tra due realtà opposte.

Da qualche parte oltre l’arcobaleno i cieli sono blu
E i sogni che hai il coraggio di sognare
Diventano realtà.

Quante pellicole alternano una fotografia virata al seppia per poi esplodere in colori fiammeggianti? Moltissime! Dario Argento in “Suspiria” utilizzò il technicolor proprio per enfatizzare la dimensone favolistica del suo film nel quale alla fine c’è una feroce strega.

Non mancano in Lynch/Oz succulente divagazioni alla Kenneth Anger di “Hollywood Babilonia”, come quando una delle voci narranti racconta un suicidio avvenuto sul set di “Il mago di Oz” e tramite un fermo immagine si vedrebbe proprio un uomo impiccato, in realtà quell’immagine sfocata in campo lunghissimo non è altro che un elemento scenografico inanimato.

Tornando a Lynch e alla sua straordinaria filmografia, “Cuore selvaggio” del 1990, è il lungometraggio maggiormente ispirato al film degli anni trenta. Scrive Alessandro Ronchi nella recensione su “Gli Spietati”: “Il mago di Oz in Cuore selvaggio è un feticcio kitsch maneggiato in maniera maniacale”. In tutti e 3 i “Twin peaks” ad esempio, si racconta di una cittadina sonnolenta e rurale che nei suoi anfratti più reconditi nasconde nuove dimensioni psico fisiche che si aprono deflagranti sul Male, e cosa non è il film di Fleming se non, tra le altre cose, anche il racconto di un certo tipo di America profondamente ancorata alla ritualità, dove la fantasia è necessaria per estraniarsi dalla realtà e dalla routine, importante è intraprendere un trip per conoscere se stessi, cosa che non può accadere se non si rischia,se non ci si mette in discussione,se non si conosce il maligno nelle sue più disparate manifestazioni. Anche il personaggio di Naomi Watts in “Mulholland drive” è una sorta di Dorothy moderna che compie un percorso rischioso, mostruoso, erotico, psichico e allucinogeno dalla provincia alla grande Hollywood, “Ho perso la memoria ad Hollywood

Ho avuto un milione di visioni buone e cattive

C’è qualcosa nell’aria di Hollywood” cantava Madonna, ed è esattamente ciò che accade alla Watts nel film, una sorta di Dorothy psicotica che vede frantumarsi la sua personalità.

“Non ho trascorso un solo giorno della mia vita senza pensare al Mago di Oz”.

26-May-2023 di Ema