LOVE LIES BLEEDING

Rose Glass

1h 44m  •  2024

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Recensione di Beatrice On 25-Aug-2024

Quella che, quando sanguina, si sente come una ferita, sa molto di più sul proprio conto di quella che si vede come un fiore perché piace così al suo compagno.

New Mexico

Corpi in allenamento, muscoli, pesistica al ritmo di 1847-Heart di Harald Grosskopf: entra Jackie, una giovane bodybuilder che cattura lo sguardo di Lou a capo della gestione della palestra.

Un locale cosparso di citazioni più o meno pop.

La culturista vuole partecipare e vincere la gara di bodybuilding dello Stato che si svolgerà a Las Vegas: ha delle gambe bellissime, sembra scolpita, è imponente, maestosa, sola.

Cerca un posto dove dormire e Lou la invita a casa sua dopo averle offerto gratuitamente l’uso di steroidi anabolizzanti.

Qui consumano un travolgente rapporto sessuale e iniziano una convivenza dove il corpo, le fessure, le ferite, gli umori, il sangue sono i protagonisti. L’amore infatti giace sanguinando o forse mente sanguinando.

Entrambe hanno vite segrete, complesse, traumatiche.

La madre di Jackie la chiama mostro e la invita a sparire dalla sua vita.

La madre di Lou è andata via e non si sa come… il padre, Lou senior, è il capo di una organizzazione criminale che usa le fessure del Canyon come cimitero naturale.

Lou lo odia ma ne è il risultato; ha una sorella, Bethany che ha sposato un omuncolo sporco, aggressivo e violento che la riduce in fin di vita mentre lei continua inspiegabilmente ad amarlo fino a che Jackie, imbottita di anabolizzanti lo massacra di botte, aprendogli la faccia in due e spedendolo agli inferi.

Tra corpi da formare, da occultare, da arginare le due ragazze diventano complici di un percorso criminale inarrestabile: l’una per eredità, l’altra per esuberanza.

Quest’ultima sta impazzendo e si sta trasformando senza esserne consapevole l’altra sebbene cerchi di smettere e purificarsi da quel mondo implacabile sembra destinata a doverlo incarnare.

Una storia lesbo-criminale piena di fessure da penetrare e vuota di concetti da indagare se non quello ormai divenuto cinematograficamente commerciale dopo che il maestro, sempre inattuale, Lars von Trier lo pratica da ormai almeno 30 anni: la donna è il risultato della manipolazione alienante del potere del patriarcato.

Alienazione come sottomissione e subalternità o alienazione come reazione uguale e contraria.

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: terzo principio della Dinamica, legge introdotta da Isaac Newton nel 1687: se un corpo A esercita una forza su un corpo B allora B esercita su A una forza uguale e contraria.

Tutto il film sembra reggersi su questa legge; Lou agisce su Jackie che a sua volta reagisce mentre entrambe sono il risultato della reazione uguale e contraria al mondo, alla famiglia alla realtà che hanno vissuto alla quale cercano di ribellarsi tuttavia eguagliandola.

D’altronde sono corpi, il risultato materiale di violenza, abuso, potere, patriarcato, sono il risultato della frusta culturale, subdola, cancerosa.

Si può rifiutare il maschio ma non evitare l’atavica, recondita, surrettizia, ingannevole, evenemenziale cultura di provenienza, purtroppo.

Dal letame concimato dalla violenza può nascere solo la superdonna…. dell’oltredonna ancora nessuna traccia…

L’immagine della natura indeformata sorge solo nella deformazione, come antitesi di questa. Là dove finge di essere umana, la società maschile educa nelle donne il proprio correttivo, e rivela, attraverso questa limitazione, il suo volto di padrone spietato.

Il carattere femminile è il calco, il negativo del dominio: ed è quindi altrettanto cattivo.

25-Aug-2024 di Beatrice