
Recensione di Beatrice On 21-Feb-2024
Dapprima Dio creò gli idioti. Per fare pratica. Poi creò i consigli scolastici
Germania
Scuola media
Carla Nowak è al suo primo impiego, insegna matematica e educazione fisica.
Crede molto alla collaborazione con gli studenti e a creare un ambiente partecipativo.
Quando la preside con alcuni professori entrano in aula per effettuare una serie di domande e controllare la situazione in seguito ad una serie di furti, lei avverte un forte disagio, non condivide azioni di questo genere.
Non convinta della responsabilità degli studenti e del pregiudizio che colpisce alcuni piuttosto che altri, decide di intraprendere una iniziativa per individuare chi può essere il colpevole.
La sua dedizione al lavoro e al rapporto con i ragazzi, rispetto al resto dei professori perlopiù disincantati e poco collaborativi, la pone in una posizione sempre più indifferibile, stringente e incalzante.
Ilker Çatak, attraverso un ritmo crescente e pressante, focalizza il suo sguardo sulla scuola in generale attraverso un microcosmo che scherma la propria politica nella “tolleranza zero”, peraltro contraddittoria e scarsamente efficace.
L’ammutinamento degli studenti, l’intervento dei genitori, la diffidenza, la cultura del sospetto, le accuse e l’assenza di solidarietà professionale vengono accuratamente rappresentati.
L’idealismo e le buone intenzioni di Carla rimangono intrappolati in un labirinto di scetticismo e sfiducia.
Cosa significa la rigidità della “tolleranza zero” quando le dinamiche di potere, relazionali e professionali sono compromesse dal macrosistema che determina il microcosmo delle istituzioni.
Cosa può determinare la dedizione, l’idealismo, la passione per il proprio lavoro se la fiducia e l’etica sono prevaricate dal cinismo, dall’indifferenza e dalla cultura del sospetto, laddove anche i genitori sono sempre pronti a interferire nell’organizzazione didattica…
L’osservazione attenta e critica si fa ritmo incalzante sulla realtà scolastica, difficilmente disposta ad analizzarsi mettendosi in discussione, creando e alimentando un clima di malcontento generalizzato.
Il film prende spunto da situazioni realmente accadute al regista anche per raccontare l’impenetrabilità dell’aula, quella dei professori, vista con un’aura di mistero.
La scena dell’intervista alla prof. Carla da parte della redazione del giornalino scolastico ne è la descrizione più efficace: il comportamento inquisitorio subito dall’istituzione si rivela nella sua radicale riproducibilità laddove la diffidenza dei ragazzi si ripercuote sugli adulti.
La rappresentazione di una realtà, quella scolastica piuttosto statica e tutt’altro che esemplare per la crescita cognitiva ed emotiva di bambini e adolescenti.
Un film sul collasso educativo della famiglia e della scuola: l’eccesso di interferenze disciplinari, di indifferenze reciproche perde di vista l’educazione a vantaggio di un istruzione che trascura i percorsi cognitivi ed emotivi dei giovani con tutte le espressioni in cui può cadenzarsi la vita.
Perché la società dovrebbe sentirsi responsabile solo per l’educazione dei figli, e non per l’educazione di tutti gli adulti di ogni età?
21-Feb-2024 di Beatrice