LA RAGAZZA CON IL BRACCIALETTO LA FILLE AU BRACELET

Stéphane Demoustier

1h 36m  •  2019

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Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023

L’adolescenza lascia un buon ricordo solo agli adulti che hanno una pessima memoria

Lise è in spiaggia con la famiglia, arriva la polizia e la porta via.

E’ accusata di omicidio.

Il braccialetto (elettronico), dispositivo previsto dal Codice di procedura penale per controllare la posizione di un soggetto a distanza, è in realtà una cavigliera che la ragazza indossa con grande disinvoltura.

Tutte le prove convergono contro di lei: due anni dopo si svolge il processo, è accusata di aver ucciso a coltellate la sua migliore amica.

Con lei aveva discusso a causa di un video porno pubblicato online, un coltello delle dimensioni compatibili con le ferite è scomparso dalla cucina dei genitori con i quali vive insieme al fratellino…

Ora la ragazza ha 18 anni, ne aveva 16 quando l’amica viene trovata morta: Lise era rimasta a dormire da lei in seguito ad una festa.

Filmati, testimonianze, interrogatori, accuse ruotano intorno alla apparente impermeabilità di Lise a qualunque emozione: risponde di non sapere cosa prova difronte alle immagini dell’amica accoltellata.

Mentre il padre è presente e la accompagna a qualunque atto processuale la madre si tira fuori fino alla fine quando sente tuttavia di dover partecipare agli ultimi passaggi. Mentre il padre è sconvolto dagli atteggiamenti e dalla vita che la figlia conduce, la madre risulta più consapevole del vissuto dell’adolescente.

Il procedimento penale prosegue raccontando l’evoluzione di questa storia ma diventa un’indagine sul mistero che la vita di ciascuno di noi può rivelare ogni qualvolta venga richiesto un approfondimento, a maggior ragione se tutto converge su quel pianeta sconosciuto che è l’adolescenza, un mondo impenetrabile e indecifrabile, a tratti estremamente basico, più spesso inaccessibile a chi pensa di poterlo giudicare senza conoscerne i codici e i linguaggi.

Lise è il sintomo dell’incomunicabilità: il gap generazionale è incolmabile anche tra ragazzi figuriamoci con gli adulti!

Quando viene interrogata sulle abitudini sessuali, mentre rivela la differenza tra fare l’amore e darsi piacere anche tra amiche, apre uno sguardo su quel mondo adulto che più che fare giustizia si ostina a voler giudicare.

E sul banco degli imputati più che Lise sembra esserci la sua ostentata apatia, la sua fredda e respingente neutralità, la sua incapacità di manifestare alcuna emotività.

E’ una professionista della dissimulazione o è incapace di qualunque cedimento empatico?

Lise non conosce il compromesso, non scende a patti neanche con il suo atteggiamento. Il mondo che la sta processando non sa nulla di lei pertanto non concede rassicurazioni né conformazioni.

Lei è quello che la sua età, il suo mondo e la sua realtà le consente di essere e gli adulti non possono capire quanto sia insopportabile la loro incapacità di comprendere soprattutto quando si ostinano a voler comprendere.

Tranne un lieve cedimento didascalico e un (im)perdonabile abbandono emotivo, il film è un cupo, drammatico prezioso gioiello cinematografico: nessuna leggerezza è consentita, non c’è spazio per l’ironia, è tutto troppo serio perché drammatica è la denuncia della incomunicabilità non solo intergenerazionale.

Nessuno, mai, riesce a dare l’esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle.

23-Jun-2023 di Beatrice