LA MOGLIE DI TCHAIKOVSKY

Kirill Serebrennikov

2h 23m  •  2023

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Recensione di Emanuele On 23-Oct-2023

Antonia si innamora in maniera fulminea di Tchaikovsky, la sua diventa un’ossessione. Il mistero dell’innamoramento e il trasporto sentimentale che annebbia la mente, come fosse un sortilegio, un atto magico.

“L’amore è un bellissimo fiore, ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull’orlo di un abisso”, diceva Stendhal, Antonia decide di cogliere tale fiore nonostante lo stesso amato le abbia detto di non provare nulla per lei, l’uomo è omosessuale e Antonia lo sa, ma il suo sentimento è stoico ed ineluttabile. La totale idolatria che prova la porterà alla follia, come l’ Adele H. del famoso cult di Truffaut.

Long take vertiginosi, fotografia plumbea, la tecnica cinematografica articolata e barocca è funzionale alla descrizione della ribollente passione/ossessione che attanaglia la protagonista.

“La moglie di Tchaikovsky” è un imponente melodramma capace di utilizzare Antonia per narrare la figura della donna imprigionata nella patriarcale Russia ottocentesca (per molte culture e in molti paesi del mondo le cose non sono poi tanto cambiate), il film infatti non si intitola Antonia, ma la moglie di…

Il personaggio di Tchaikovsky è sfuggente, per lunga parte del film non è presente, è tutto racchiuso nella mente di Antonia, la sua assenza diventa possessione febbrile, l’amore sbrana tutto come una bestia famelica, rende la protagonista caparbia ma perdente, una figura dolente stretta in corpetti soffocanti, che si aggira per le strade di una città devastata, sudicia, stracolma di freaks: prostitute obese, mendicanti, cani storpi.

Serebrennikov immerge Antonia in un universo angoscioso, dove non esiste la luce ma solo l’ombra, l’oscurità, il buio della mente di una donna schiacciata dalla società.

L’amore non è una forza salvifica, è un viaggio infernale al termine della notte, è una danza macabra all’interno della quale esplodono sentimenti repressi, pulsioni sessuali inconfessabili, stati di allucinazione, pentimenti e storture psichiche.

Un’opera spietata, che mostra senza mezzi termini quanto una storia d’amore possa essere una storia di orrore. Tchaikovsky è una presenza assenza che incalza costantemente Antonia, lei ha deciso di vivere per lui, di non avere nessun comportamento rivoluzionario, è totalmente schiacciata da un maschio ambiguo e sfuggente, ma non cattivo. Folle è la sua testardaggine, folle è la sua scelta di seguire il musicista ovunque, folle è il suo vagare a fine film fasciata in abiti luridi.

“La moglie di Tchaikovsky” è un dramma sentimentale di straordinaria forza, un amour fou impetuoso, è una riflessione esasperata sui sentimenti umani che sopravvivono ad ogni stortura. La struttura psichica di Antonia è plasmata dall’epoca in cui vive. Le donne devono trovare marito e non costruirsi un’indipendenza, l’unica passione a loro concessa è quella per un uomo. La claustrofobia sociale è violenta, la protagonista del film ne è la vittima sacrificale.

Se Marco Bellocchio in “Vincere” associava la testardaggine del personaggio di Ida, innamorata di Mussolini, alle masse che applaudivano i monologhi del Duce, Serebrennikov fa un discorso simile trasformando Antonia nella metafora dell’idolatria dei fans verso i personaggi famosi.

Monumentale.

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23-Oct-2023 di Emanuele