LA CAJA - THE BOX LA CAJA

Lorenzo Vigas

1h 32m  •  2021

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Recensione di Beatrice On 20-Aug-2023

Hatzin è un giovane tra i 12 e i 15 anni incaricato dalla nonna ad andare a ritirare quello che resta del padre. Una procedura burocratica dolorosa: in una piccola cassetta di metallo è racchiusa la figura genitoriale, individuata con una carta di identità scolorita.

Il ragazzino prende l’autobus per fare ritorno a casa ma vede un uomo estremamente somigliante al padre.

Nonostante la negazione di tale identità Hatzin si ostina in modo ossessivo a seguirlo e spiarlo, rischiando anche la sua incolumità.

L’uomo di fronte a tale ostinazione, lo prende a lavorare con lui e lo fa entrare nel suo mondo dove recluta operai per l’apertura di nuove fabbriche in valli desolate e assolate d’estate, innevate d’inverno.

La alienazione di realtà lavorative dove i minimi diritti umani non hanno alcuno spazio accompagna lo sguardo del ragazzo: un sistema violento di prevaricazioni disumane lo coinvolgono in un vortice di violenza estrema.

La trilogia del padre di Lorenzo Vigas vede il suo compimento in questo lungometraggio che scandaglia il paesaggio approfondendo l’analisi sociale .

Dopo la vittoria del 2015 del primo leone d’oro assegnato ad un film venezuelano, Vigas si ripresenta con un film essenziale e austero scolpito dallo sguardo precocemente adulto del giovanissimo protagonista da premiare come miglior attore esordiente.

L’abilità tecnica del regista si integra perfettamente con la padronanza stilistica immune a qualunque cedimento patetico. Lo sguardo intenso e attento si intaglia perfettamente al minimalismo rappresentativo.

L’atto estremo che compie il ragazzo non sembra più un destino lontano da quello del padre, e recuperare quello che resta diventa l’unica scelta possibile.

Vigas ritrae in tre atti quello che Recalcati chiama il “ complesso di Telemaco”: il primo inquieto (Los enfantes ninfa olive an), il secondo torbido (Desde allà) il terzo straziante: il circo dell estraneità del padre politico biologico morale si fa caricatura trasversalmente individuabile nella maggior parte della realtà socio-familiari.

La vita del figlio è vita propria, vita separata, distinta, dalla vita dell’Altro, ma è al tempo stesso vita che, non potendo mai scegliere la sua provenienza, porta con sé tutte le impronte dell’Altro che l’hanno prodotta.

20-Aug-2023 di Beatrice


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