Recensione di Beatrice On 18-Sep-2023
Prima scena: Anne, avvocata minorile sottopone una ragazza palesemente turbata ad una serie di domande intime, invadenti, incalzanti; la difesa la sottoporrà ad un interrogatorio feroce, le riferisce, e deve essere preparata ad affrontarle. Proveranno in tutti modi a ribaltare la situazione e a trasformarla da vittima a ragazza “facile” che beve, si droga, che ha avuto tanti ragazzi; sette per l’esattezza…
Anne è sposata con un uomo più anziano di lei, hanno adottato due bambine asiatiche, vivono tutti in una bellissima casa in mezzo al verde. Qui per l’estate arriverà Théo, il figlio adolescente del primo matrimonio di Pierre, che detesta il padre dal quale è stato trascurato.
L’impatto per la tranquillità familiare sarà importante: Thèo è respingente con tutti tranne con le bambine, ha precedenti penali e si impegna a creare problemi mentre Anne cerca di coprirlo.
Giornate passate al mare insieme alle bambine avvicinano il giovane alla avvocata soprattutto quando lui comincia a farle una intervista con un piccolo registratore.
Così inizia ad emergere il passato della donna, figlia di una generazione che ha fatto la rivoluzione sessuale, mentre lei ha vissuto la sua gioventù durante l’esplosione dell’Aids.
Quando Théo le chiede come fosse stata la sua prima esperienza sessuale Anne non vuole rispondere e rimane fortemente turbata al solo pensiero. Le bambine sono state adottate perché un aborto ha compromesso la sua possibilità procreativa.
La prima scena del film insieme a questa sono il punto di convergenza della traccia del rapporto che questa donna ha con il proprio corpo.
Una sera, quando Pierre torna palesemente stanco e insoddisfatto del lavoro, inizia un approccio sessuale, mentre lei gli chiede se non è meglio dormire; lui prosegue e lei racconta un aneddoto significativo della sua gioventù quando era innamorata di un 33enne che vedeva come un vecchio: d’altronde Anne ironicamente conferma di essere una gerontofila.
Tuttavia la riscoperta del suo corpo con il giovane diciassettenne la sta apparentemente allontanando dalla “normopatia” della vita borghese.
Temi cari alla Breillat sulla centralità del desiderio e sulla sessualità torbida e disturbante soprattutto quando il corpo della donna diventa un manifesto di castrazione/liberazione politica.
Il ritmo incalzante del proibito rende la pellicola provocatoria e voyeuristica, alimentando la tensione e il mistero.
La verità compare e scompare, il punto di vista incrocia infinite possibilità: tuttavia la banalità si allontana con arte dalla interpretazione più convenzionale.
Théo infligge e confessa, Anne nega e accusa con freddezza, cinismo, distacco.
I fluidi inquinanti del rischio si disperdono in ciascuno con modalità estreme e diverse: accusare, difendere, subire.
L’angolo familiare, borghese e normopatico si trasforma in un triangolo scaleno in bilico tra disturbo e conflitto.
Un film che solleva senza mai risolvere punti di domanda e spunti di riflessione: Théo rimane incastrato nella sua stessa ricerca di provocazione e libertà; Anne a tratti artefice, vittima, semplice risultato di un passato che non passa; di un corpo che rivendica, di un’offesa che chiede giustizia.
Anne difende per professione le vittime di stupro e di abuso ma difronte al proprio piacere, ai propri reconditi desideri, personali, intimi, irrisolti in virtù di un trauma che ha prodotto un corpo irreversibilmente offeso e segnato, sembra indifesa.
Tra essere, pensare, scegliere, avere, interpretare, diventare, c’è sempre qualcosa di incontrollabile che sfida le convenzioni, l’imprevedibilità delle occasioni, il compromesso con il passato, la necessità del presente, il timore del futuro, e il disincanto diventa inevitabile.
… prendiamo sempre la felicità tardi
…questa vita che dura lo spazio di un grido
…e per il resto immaginiamo
…quando è brutto ci si abitua
…abbiamo riserve primaverili
che butteremo via come briciole di pane
…chi parla a volte quando siamo soli
questo è ciò che chiamiamo la voce dell’interno
a volte fa uno di quei rumori
non c’è modo di girare la manopola
…andiamo all’esame di mezzanotte
e quando piangiamo diciamo che ridiamo
…chi vive per lo spazio di un sospiro
e chi ti punge prima di morire
quando amiamo è tutto o niente
non è mai tutto, non è mai niente
questo niente che fa risuonare la vita
come una sveglia all’angolo del letto
… davanti allo specchio quando sei solo
che fossimo bravi o disonesti
con gli anni tutto si rovina
quindi mascheriamo il problema
( Leo Ferré)
18-Sep-2023 di Beatrice