
Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023
Tbilisi, GEORGIA
Immagini di repertorio, manifestazione contro Lgbt, ritenuti l’immagine della vergogna e portatori di contaminazione.
L’intento è quello di portarli tutti su un’isola e sterminarli.
Gli oppositori ai matrimoni gay sono dalla parte sbagliata della Storia. Gli interessi della civiltà non vengono serviti spingendo un amore tra adulti nella clandestinità.
Già presentato al 71° Festival internazionale del cinema di Berlino, ora al Biografilm festival di Bologna, è un documentario che racconta la storia di Alexander, già Sasha, ora transgender, ancora classificato come “donna” sul suo passaporto. Trovare lavoro, quando tutti ti chiedono i documenti è pressoché impossibile in una realtà dove questo vissuto deve rimanere segreto e nascosto perché la sopravvivenza è ad alto rischio.
Il documento di identità sta per scadere ma non può essere rinnovato, è meglio essere un drogato o un assassino ed è meglio essere morto che transgender.
Per Mari Sasha ha riempito ogni spazio vuoto della sua vita, “ha tutto ciò che serve per rendere felice una donna”; un giorno le ha raccontato che la sua anima era rinchiusa in un corpo non suo.
La madre di Aleksander offre ad entrambi un amore incondizionato, attenzioni e cura totalmente appaganti nonostante le pressioni sociali imposte dalla comunità locale.
Tutti si chiedono come sia possibile che Mari abbia scelto una donna, lo hanno saputo tutti nel quartiere perché le reciproche nonne erano amiche e Mari non può vivere nel suo paese perché i suoi parenti la cercano per ucciderla.
Sasha/Aleksander non va da un medico da anni, e procede con le iniezioni di testosterone autonomamente senza riscontri sanitari.
Una piccola comunità transgender illegale da indicazioni sommarie.
Vogliono lasciare il loro paese per riuscire ad avere una vita normale ma servono soldi e Mari ha deciso di intraprendere il percorso della madre surrogata con tutte le difficoltà che comporta compresa la difficoltà di sentire una vita dentro di sé e la difficile consapevolezza di doversene separare.
Riescono a partire per il Belgio e a ricevere l’assistenza sanitaria adeguata ad un percorso ormonale finalmente sotto controllo medico.
Vogliono abbandonare il mondo dell’illegalità anche se riuscire ad ottenere l’asilo sembra molto difficile.
Il loro amore, ricco di dolcezza, cura e comprensione ha un unico obiettivo: scappare per sopravvivere e per paura di essere uccisi.
In Belgio non si corre questo pericolo però Alexander e Mari si rendono presto conto di essere comunque disapprovati, di essere un peso per un paese straniero che deve farsi carico di queste difficoltà.
Una fotografia estremamente efficace, con inquadrature che ritraggono in modo poetico la realtà misera e disagiata del paese di provenienza georgiano e dove i membri della comunità LGBT non meritano di vivere.
Quindi la sopravvivenza di cui si parla nel titolo è la prima necessità che si impone nella vita dei due giovani che la regista registra, insegue, fotografa, ascolta con grande attenzione, impegno e sensibilità.
Una donna può dedicarsi alle donne perché l’uomo l’ha delusa, ma talvolta l’uomo la delude perché essa cercava in lui una donna
27-Jun-2023 di Beatrice