
Recensione di Ema On 07-Nov-2023
Marc è un regista pieno di idee, iperattivo, colleroso e narcisista. A causa di una serie di scontri con i produttori del suo ultimo film, decide di rubare tutto il materiale girato e di finire di montarlo in totale libertà a casa di sua zia nella campagna fuori Parigi.
L’IMPERO DELLA MENTE DI UN ARTISTA.
Nei primi videoclip diretti da Gondry, così come nei suoi film, le scenografie, gli effetti digitali, la realizzazione di microcosmi originali, il surrealismo che spesso si materializza tramite l’utilizzo della stop motion, sono le componenti fondamentali del suo cinema. Esse servono a delineare in maniera compiuta le personalità dei personaggi maschili. Uomini timidi ed impacciati al limite del patologico, personaggi che riflettono il carattere di Gondry in un gioco irresistibile tra autobiografia e finzione.
“IL libro delle soluzioni” è l’opera più autobiografica di Gondry. In essa vi è tutta l’urgenza creativa del regista, i sogni e i desideri di un personaggio che vive per creare arte in un turbinio rocambolesco di idee, invenzioni e follie al limite del sopportabile.
L’ossessione del fare arte si impossessa di Marc in un processo vitale ma al contempo stritolante. Vivere per creare, annientare tutto e tutti in nome della materializzazione delle proprie fantasie, piegare gli altri ai propri bisogni. La febbrile e insostenibile pesantezza dell’essere artisti.
Michel Gondry e di conseguenza il suo protagonista introducono la teoria del caos nella realizzazione dei loro film, vivono il fare cinema come un atto imprevedibile, dove la linearità della narrazione e del vivere subisce costanti frane sotto i colpi dell’ignoto e del rendere realizzabile l’irrealizzabile (come Fellini e Lynch).
Comprare un casale diroccato da utilizzare come luogo dove eseguire il montaggio del film, dirigere un’orchestra per comporre la colonna sonora del film, senza però avere nessuna conoscenza tecnica della musica, montare un dialogo tra tre personaggi in cui mancano le inquadrature di uno di loro…si impara provando a fare.
Gondry continua imperterrito a fare sempre lo stesso film con una forza vitale dirompente, la sua è un’energia anarchica difficile da riscontrare in altri autori francesi. Creare o morire.
Sotto alcuni aspetti “Il libro delle soluzioni” ricorda “A morte Hollywood!” di John Waters. Anche nel film di Gondry si parla del fare cinema in maniera libera e si mettono a confronto due mondi e due visioni del realizzare film. Da un lato ci sono i produttori per i quali i film devono essere il più possibile prodotti commerciali accessibili a tutti e vendibili alle migliori condizioni, dall’altro troviamo i registi e gli sceneggiatori stoicamente decisi a non cedere alle regole commerciali e a fare della loro professione una ragione di vita.
La creatività è la capacità di trascendere l’ordinario, è il pensare fuori dagli schemi per trovare soluzioni originali.
Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello”.
07-Nov-2023 di Ema