
Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023
Una buona dose di rassegnazione è di fondamentale importanza per affrontare il viaggio della vita
Egitto zona industriale
Un uomo brucia, urla.
Interno casa, fatiscente, misera, una famiglia: moglie, marito, tre figli piccoli.
Lei sempre a testa bassa non parla mai, lui le da soldi e ordini.
Racconta sciocchezze come la mutazione di mucche da tavolo per il latte fresco; promette ai figli che un giorno comprerà una grande villa con un tavolo da biliardo.
Ha svariati debiti e non riesce a pagare l’affitto tuttavia organizza una festa di compleanno per i 5 anni del figlio, con festoni, decorazioni palloncini, maschere, torte e tanti ospiti tra i quali due maghi.
Si presenta con un regalo: una fontana che si accende e si spegne per dare un tocco di classe alla casa…
Atmosfera circense e tra una magia e l’altra il capofamiglia viene trasformato in pollo.
Il problema è l’irreversibilta: pollo è e pollo rimane.
Nonostante svariati tentativi tutto resta invariato.
Il mago viene accusato di stregoneria demoniaca, di possessione e di truffa.
I problemi della moglie, libera dai comandi del marito, saranno tuttavia determinati dalla condizione di una donna che non può lavorare in fabbrica, che ha debiti ereditati dal marito, che deve svolgere lavori umilianti che incontrerà vessazioni di altri uomini.
Un racconto acre, grottesco a tratti umoristico sebbene tragico e surreale.
Oltre prendersi cura dei figli, la signora deve occuparsi del pollo che vive sul letto coniugale dove viene nutrito di cereali.
La donna fugge dalle avance di un uomo che la perseguita, preferisce fare le pulizie ovunque, musei, case private, macellerie intrise di sangue, piuttosto che tornare ad avere un uomo accanto.
Ma il destino si ripresenta in modo feroce e lei saprà prendere la sua decisione definitiva.
«Feathers nasce da un'idea molto semplice avuta sei anni fa” sostiene il regista. “È la storia di un uomo che si trasforma in un pollo ed è una cosa molto seria, non è uno scherzo o la storia di un complotto. Volevo ritrarre con una parabola la vita difficile che molte famiglie egiziana conducono. I membri della mia famiglia, di fronte all’irrompere dell’assurdo, reagiscono come se nulla fosse, anche se in realtà sono tutti quanti come bloccati nella loro situazione. E poiché sono degli antieroi, a nessuno importa di loro o dei loro problemi. Mi sento molto vicino alla loro situazione e da quando ho avuto l’idea ne sono diventato completamente ossessionato».
Scenografia, musica, attori non protagonisti assolutamente sorprendenti; ambientazione del miglior cinema neorealista con inizio stile commedia kaurismakiana.
L’anonimia è una scelta decisiva, voluta dalla rappresentazione della banalità del quotidiano di vite e realtà ai margini.
La narrazione surreale e grottesca animata da una musica sarcastica come la cover egiziana di “ love story”, rendono la visione un incantesimo inquieto e disturbante.
Un piccolo grande sogno cinematografico originalissimo, con una sceneggiatura dispersiva tuttavia accattivante, elusiva tuttavia inequivocabile.
L’obiettivo del film giustifica la deconcentrazione, la ramificazione dei fatti perché il mezzo utilizzato nel raccontare la quotidianità oltre i limiti dell’assurdo riesce a riportare al fine di focalizzare l’attenzione sull’effetto paralizzante dell’assurdo che irrompe n un vissuto tuttavia compromesso con la rassegnazione.
Ciò che dà alla tragedia il suo particolare slancio verso l’alto è il sorgere della convinzione che il mondo, che la vita non ci possono dare nessuna vera soddisfazione, e che perciò non meritino il nostro attaccamento: in ciò consiste lo spirito tragico, il quale conduce alla rassegnazione.
23-Jun-2023 di Beatrice