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Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023
Brianza, vigilia di Natale.
Un operaio dopo dieci ore di lavoro torna a casa in bicicletta: viene investito da un suv e morirà entro pochi giorni.
Di chi era il suv? Ma soprattutto chi lo guidava?
Due famiglie coinvolte in questo enigma: quella del Bernaschi, ricco finanziere e quella di Dino Ossola, immobiliarista.
Un film diviso in capitoli attraverso i quali si narra, con un gioco di flashback, cosa accade in quei giorni a ciascuno dei protagonisti della storia.
Tra una moglie delusa e un figlio viziato, si fotografa la vita e la lussuosa abitazione del ricco finanziere sull'orlo della bancarotta mentre l'ambizioso immobiliarista usa la figlia e trascura la compagna psicologa incinta cercando di salvare un incauto investimento.
Chi sarà la vera vittima di questa storia? Come viene considerato in termini economici il valore della nostra vita; come viene risarcito il nostro capitale umano? In base ai guadagni, alle prospettive future e agli affetti? E chi riesce a valutare il "plusvalore" in termini economici di cui ciascuno è portatore? Un semplicissimo algoritmo usato dalle compagnie assicurative decide a quanto ammonta il mio capitale "umano"... Si può risarcire la vita in termini di guadagni? E soprattutto come calcolare gli affetti e le prospettive future?
Trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Stephen Amidon ambientato in Connecticut, il film è il risultato di un mix di contaminazioni tra il cinema e la televisione. Il codice a barre scelto per la locandina è un esplicito riferimento al valore di mercato della umanità resa umana, troppo umana, ai limiti della mostruosità.
Già il fatto che si parli dell'uomo come di un "capitale" o vi si faccia riferimento come a una "risorsa" (le cosiddette "risorse umane") la dice lunga in ordine al punto di vista che oggi si assume nel considerare l'uomo: non in quanto è un uomo, ma solo in quanto "mezzo" di produzione e di profitto.
Il peso specifico di ciascuno ne determina la quantità che stabilisce il nostro valore: quello di un capitale umano trasformato in disumano soprattutto laddove il confine non viene ingenuamente salvaguardato nella vana speranza di un ridefinirne un limite.
Come diceva Marx: "Non è la coscienza degli uomini che determina la loro vita, ma le condizioni della loro vita che ne determinano la coscienza...Con la messa in valore del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalutazione del mondo degli uomini"
"L’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via, tratta anche se stessa come un’umanità da buttar via".
Il ritratto di un umano "dilettante" come dice il film, un attore incapace di interpretare la sua parte di vero uomo.
Un film che non indugia, che rende visibile la nostra condizione e impone una profonda riflessione.
23-Jun-2023 di Beatrice