LE OCCASIONI DELL'AMORE HORS SAISON

Stèphane Brizè

1h 55m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 12-Sep-2023

Mathieu è un famoso attore in crisi professionale.

Lascia il suo primo set teatrale all’improvviso, non se la sente di incontrare il pubblico.

Arriva in un hotel thalassoterapico deluxe e attende con ansia le chiamate della moglie, che sottovaluta la sua condizione, è frettolosa, immersa nel lavoro e lo invita a leggere le tre sceneggiature che ha ricevuto.

Seppur fermato e riconosciuto dai clienti dell’hotel Mathieu ama stare da solo anche se non sa come trascorrere il tempo e gioca come un bambino con il telecomando che apre e chiude a ripetizione la porta tra la zona letto e la zona living della sua suite.

Rimane basito dalla descrizione dell’incontro con un uccello rarissimo, in via di estinzione, che il trainer gli sottopone non appena lo incontra sulla spiaggia.

Divertentissimo e goffo il momento in cui cerca di farsi un caffè in camera utilizzando la macchina avveniristica a disposizione che non necessita neanche del touch ma agisce attraverso un sensore che inizialmente non funziona ma poi una volta azionato continua ad erogare caffè senza fermarsi…

Riceve una lettera dalla reception: gli scrive una donna con cui ha avuto una relazione circa 15 anni prima e che ora vive con marito e figli nella località di mare della Francia occidentale dove si trova il suo hotel.

Si incontrano, lei lo ama ancora; lui l’aveva lasciata, disorientata e a pezzi. Qualcosa si riaccende tra i due che trascorrono qualche piacevolissima e insolita serata insieme, presto lui dovrà ripartire.

Qualche rimpianto, senso di solitudine e fallimento oltre alle risate soprattutto al ristorante dove servono pesce freschissimo ucciso solo poco prima di essere servito a tavola: scena oltremodo grottesca.

Dopo la trilogia sul mondo del lavoro, l’alienazione e la legge del mercato Brizè torna ad indagare i sentimenti ordinari, le passioni e il senso delle scelte e della vita.

Mathieu, sebbene famoso è molto confuso e disorientato, forse proprio “fuori stagione”; Alice, la donna da sempre innamorata di lui, appare molto più decisa e determinata, sebbene “l’alta stagione” del suo amore per lui sembra ormai pragmaticamente compromessa.

La disillusione difronte all’andamento della vita a prescindere dai propri desideri, scelte e propensioni sembra il punto focale del sofisticato film di Brizè: fare un resoconto a metà del proprio percorso esistenziale può essere estremamente doloroso.

L’ironia non manca mai e neanche il disincanto: proteggersi da un lato e esporsi dall’altro alla vertigine delle emozioni e dell’imprevedibile sembra doveroso.

Chi ha sofferto di più sembra tuttavia più lucido di chi ha avuto una vita apparentemente più facile e gloriosa sostando ora nella opacità e nella confusione di chi si trova forse per la prima volta nell’insensatezza esistenziale.

La vita è andata in un certo modo e bisogna prenderne atto seppur difronte alla trappola della nostalgia, alla vertigine della banalità e alla precarietà dell’esistenza.

Volevo soffermarmi sul momento in cui si rimugina sulle scelte mai fatte, o fatte in modo sbagliato, sugli incontri mancati o sprecati, sulle porte mai aperte, sugli appuntamenti falliti, sui momenti della vita in cui abbiamo deciso di imboccare una strada invece di un’altra. Domande segrete e ossessionanti che ci poniamo tutti, potenti o meno, conosciuti o sconosciuti, uomini e donne, afferma Stèphane Brizè.

Difficile riconoscere una consonanza tra azioni, scelte e possibilità: non sappiamo se la vita è “fuori stagione” rispetto a noi o se siamo noi ad essere sempre “fuori stagione” per la vita.

D’altronde lo straniamento inconciliabile tra l’aleatorietà dell’esistenza e la dimensione del singolo sembra inevitabile.

Dobbiamo abituarci all’idea che ai più importanti bivi della nostra vita non c’è segnaletica.

12-Sep-2023 di Beatrice