GRAND THEFT HAMLET

Pinny Grylls E Sam Crane

1h 39m  •  2024

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Recensione di Beatrice On 16-Feb-2025

L’arte deve confortare il disturbato e disturbare il confortevole.

(Banksy)

Essere o non essere nell’universo digitale.

E se il più emblematico dei drammi shakespeariani trovasse dimora nell’universo virtuale di Grand Theft Auto Online? Questa è la provocazione alla base di GTH, un documentario che dissolve i confini tra il teatro classico e la cultura digitale, elevando il videogioco da terreno di anarchia a spazio performativo. Il risultato non è soltanto un esperimento artistico, ma una riflessione sul senso stesso dell'arte in un’epoca dominata dalla smaterializzazione dell’esperienza.

Nato in un contesto di isolamento forzato, GTH scaturisce dalla necessità di ridefinire i confini della messa in scena. Gli attori Sam Crane e Mark Oosterveen, costretti all’inattività dai lockdown nel Regno Unito, trovano in GTA Online un palcoscenico alternativo. Ma l’impresa si rivela tutt’altro che agevole: il mondo di gioco, dominato da dinamiche di conflitto e distruzione, appare incompatibile con la solennità della tragedia shakespeariana. Reclutare attori, mantenere l’ordine, sottrarsi al caos diventa un atto di resistenza artistica.

GTH non è semplicemente il resoconto di un esperimento teatrale, ma una meditazione sull’adattabilità dell’arte, sulla sua capacità di insinuarsi anche negli interstizi dell’assurdo, conferendo senso a spazi apparentemente privi di esso.

La dialettica tra testo scritto e improvvisazione, tra rigore e disordine, diventa il cuore pulsante del documentario. Nel teatro tradizionale, la parola è sovrana, veicolo di un’interpretazione controllata e costruita. In GTA Online, invece, ogni rappresentazione è esposta all'imprevisto: altri giocatori possono irrompere, sovvertire la scena, negare la finzione con la forza dell’azione immediata.

Questa tensione riflette il tema centrale di Amleto: l’incertezza, la sfida dell’indecidibile. Essere o non essere diventa qui una domanda radicalizzata dal contesto stesso della rappresentazione. L’universo virtuale si fa specchio dell’esistenza, un luogo in cui ogni tentativo di dare ordine alla realtà si scontra con la sua imprevedibilità intrinseca.

Shakespeare ha sempre giocato con il teatro dentro il teatro: Amleto, più o meno consapevole della sua condizione, inscena la verità per smascherare l’inganno. GDH porta questa riflessione oltre, stratificando il meta-teatro su più livelli: attori reali interpretano personaggi digitali, osservati da spettatori umani e virtuali. La finzione si moltiplica, dissolvendo ogni certezza su ciò che è reale e ciò che non lo è.

Questa sovrapposizione genera uno smarrimento che non è solo estetico, ma ontologico. Se il teatro tradizionale presuppone una convenzione condivisa tra attore e spettatore, il videogioco rompe questa linearità. L'identità si frantuma tra avatar e interprete, tra simulazione e intenzione.

Al cuore della tragedia amletica c’è l’angoscia dell’essere di fronte all’abisso dell’ignoto. La digitalizzazione dell’esistenza amplifica questo senso di precarietà: può la virtualità farsi veicolo di verità?

In un ambiente che glorifica la distruzione gratuita e la frammentazione dell’identità, GDH trova una paradossale via di fuga: anche nel caos più nichilistico, il bisogno umano di narrazione e senso continua a emergere. Il gioco non si limita a ospitare la performance: diventa esso stesso protagonista di una riflessione più ampia sulla persistenza dell’arte e sul suo ruolo trasformativo.

Il film si configura come un’ibridazione tra videogioco, teatro, cinema e filosofia esistenziale. La tragedia di Amleto, lungi dall’essere snaturata, trova nuova vita nel contesto digitale, rivelandosi diversamente violenta e perturbante. L’esperimento si trasforma così in un atto di resistenza culturale: un tentativo di trovare significato laddove la logica impone l’insensatezza.

Difficile da assimilare per chi non è avvezzo ai linguaggi videoludici, GDH si impone come un’esperienza di confine, un laboratorio estetico per chiunque sia disposto a esplorare nuove forme di contaminazione artistica. Non è solo la prova che il teatro può esistere ovunque, ma che persino nel dominio dell’anarchia digitale si può ancora recitare il grande dramma dell’umano.

La tecnologia ci ha donato il potere di creare mondi, ma siamo ancora alla ricerca di un senso per riempirli.

(Marshall McLuhan)

16-Feb-2025 di Beatrice