
Recensione di Beatrice On 30-Aug-2023
Il mio cuore come una zattera, s’allontana sulla separazione infinita va oltre i ricordi fino al mare pesante senza stelle nelle tenebre fitte.
Piove
Un uomo legato ad una croce di legno e piante si allontana sopra una zattera.
Molte persone guardano immobili, un rumore spettrale accompagna la rappresentazione.
San Antonio De Los Baños, Cuba contemporanea, in bianco e nero.
Alex e Edith sono una coppia di performers, studiano, parlano, si amano e si dedicano all’arte.
Milagros è una anziana donna, che si aggira nella sua casa, ma la sua attività quotidiana è quella di leggere lettere ricevute tanti anni fa da Miguel.
Frank e Alain sono bambini, due amici di otto anni, che giocano a baseball, patrimonio culturale della nazione cubana, nel Centro Deportivo Comunitario H. Perez dove c’è scritto: I nostri bambini sono i migliori del mondo, i più sani e i più innocenti.
Ognuno di loro vive la propria vita quotidiana, tra gesti, ricordi, sogni.
Il film si sviluppa fotografando questa realtà decadente, nella quale sembra che il tempo si sia fermato, mentre l’attualità si esplica attraverso la piaga inarrestabile dell’esodo in continua crescita.
Documenti, discussioni, metafore, la stagione dei cicloni è iniziata e mentre Edith si esercita con i burattini e va in discoteca Alex è triste.
Entra l’acqua dal tetto della casa di Milagro e deve stendere le lettere per farle asciugare e si reca tutti i giorni alla stazione dei treni.
Mentre Alain ribadisce all’amico di voler giocare nella squadra degli Yankees Frank non sembra per nulla interessato e chiede alla madre se ha paura della morte e mentre la madre gli risponde di no e per rassicurarlo gli promette che cambierà tutto, lui ribadisce che non vuole che cambi nulla…
La prima volta che sono stato a Cuba – spiega il regista - avevo otto anni. Mi ricordo che, mentre mi avvicinavo ai controlli dell’aeroporto, assistetti a un abbraccio disperato e inseparabile - con profondi singhiozzi e lacrime - tra un padre e una figlia, la quale evidentemente aveva trovato il modo di lasciare l’isola e non ci avrebbe fatto più ritorno. Era un addio, una separazione, struggente e ingiusta quanto terribilmente quotidiana e comune nella società cubana, che oggi sta attraversando la più grave crisi migratoria della sua storia (quasi l’8% della popolazione ha lasciato il paese solo nell’ultimo anno e mezzo e il flusso è in costante crescita). “Gli oceani sono i veri continenti” deve la sua origine a questa immagine.
L’immagine della stazione dei treni è ricorrente mentre la musica accompagna la malinconia del film e gli edifici dell’Havana ricordano che tutto ha una fine, mentre sembra che tutto cambi perché resti come prima. C’è chi compra Il Gattopardo, mentre le locandine ricordano i film di Fellini.
Per Alex è impossibile liberarsi della nostalgia e della memoria, Edith è andata via e spera che sia felice e non lo dimentichi.
Un’istallazione di arte contemporanea in bianco e nero sul concetto di separazione, di fine, di morte ma anche di nostalgia per un tempo andato, per una vita passata e una memoria che torna e vive in un mondo diverso che vede la fine inarrestabile di un’epoca.
La separazione e l’impossibilità del distacco di chi va sperando e chi resta conservando, attraverso personaggi ritratti nella loro sensibilità, nel loro vissuto e nel loro intreccio con il passato e l’eventuale futuro, lasciando un grande margine di spontaneità e improvvisazione.
Una poesia fotografica struggente, dolorosa ma incantata, una dichiarazione d’amore per una terra dove la nostalgia è il sentimento che vince su tutto e la malinconia la ferita del presente.
La musica avvolge qualunque istante tra il passato conciliante, il futuro dissonante e il presente che suona inquieto, instabile e ingannevole; la musica penetra come la pioggia che scende continuamente dall’alto seguendo il ritmo ondoso degli oceani che sono i veri continenti.
—(Alexander Pope)Il mare unisce i paesi che separa
FORSE, chissà per quanto…
30-Aug-2023 di Beatrice