
Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023
17 anni, estate, iniziazione sessuale. Isabelle scopre il sesso con l'altro in modo tutt'altro che coinvolgente. Addirittura si osserva mentre lo fa, mentre il corpo rimane sordo, freddo, calcolante, apatico.
Così Isabelle decide di diventare Lea, un'altra lei che la autorizza a fare di sé ciò che vuole senza, forse, saperlo.
Per mettersi alla prova, per guadagnare ma non per bisogno, per scoprirsi e per divertimento o forse per noia e vuoto, Isabelle/Lea inizia a vendersi al primo offerente. Bella e giovanissima trascorre le quattro stagioni dei suoi diciassette anni cercando di capire cosa fare attraverso un'altra identità costruita sul web e vissuta sul corpo.
Non c'è una vera ragione è questo lo sgomento che vuole provocare Ozon, riuscendoci con determinazione. La crisi di senso e il tentativo di cercare un senso, una risposta ad alcuni comportamenti pongono lo spettatore di fronte al punto di domanda che non ha una risposta. Il mistero ha la meglio, alcuni vissuti non possono trovare ragione, se non, spesso, nella mancanza di ragione che pur sempre una ragione ha.
L'intimo è ridotto alla omologazione, il pudore è uno sconosciuto; l'incapacità di esprimere la propria emotività vive la stagione dell'analfabetismo e di fronte alla perdita della parola, il silenzio regna sovrano.
Se "su ciò di cui non si può parlare si deve tacere" diceva Wittgenstein, Ozon sembra adottare la filosofia di Adorno che sosteneva "lo sforzo di dire ciò di cui non si può parlare".
Isabelle ne è la rappresentazione, non parla, non dice, non rivela il perché ma agisce e pone di fronte all'estenuante punto di domanda: Perchè?
Un decisivo spunto di riflessione quello posto da Ozon, una
provocazione, un esercizio raffinato per suscitare sgomento e per chi lo desidera compiacimento.
23-Jun-2023 di Beatrice