FELICITÀ

Micaela Ramazzotti

1h 44m  •  2023

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Recensione di Ema On 14-Sep-2023

Felicità: la compiuta esperienza di ogni appagamento.

Desirè fa la parrucchiera sui set cinematografici, ha un atteggiamento infantile e cede in maniera passiva alle molestie che molti uomini le rivolgono. Il fratello Claudio è affetto da depressione maggiore, i loro genitori sono manipolatori, a loro volta mentalmente instabili e di conseguenza incapaci di aiutare i figli. L'amore di Desiré condurrà il fratello verso un percorso di guarigione e forse di felicità.

Cos'è la felicità per la Ramazzotti? Essere se stessi, appagare le proprie esigenze senza costrizioni sociali e familiari, autodefinirsi, affrancarsi dai desideri genitoriali, scegliere in maniera indipendente la propria strada. Riuscire a mettere in atto tutto ciò per molti è un percorso di vita naturale, per altri una lunga e dolente odissea fatta di scontri, tristezze, passività, aggressività.

Micaela Ramazzotti alla sua opera prima costruisce un film debitore non solo al cinema fatto come attrice ma anche a tanta feroce commedia all'italiana (il monologo del personaggio di Max Tortora con conseguente balletto davanti alla troupe cinematografica che si prende gioco di lui, rimanda ad una scena di "Io la conoscevo bene" di Pietrangeli, dove Ugo Tognazzi subiva una cosa simile).

Dopo un inizio snervante, dove si fatica a comprendere i comportamenti superficiali della protagonista e dove i toni del film sono prettamente comici, "Felicità" continua a mantenere connotati da commedia, sporcandosi però di un'atrocità quotidiana che colpisce allo stomaco.

Appartamenti piccolo borghesi.

Il pranzo di Natale con il baccalà.

La depressione vista come qualcosa di non reale perché la vera malattia è come quella della vicina di pianerottolo che è stata svuotata ma il brutto male si è ripresentato.

Le ambizioni borghesi che infrangono ogni etica.

Il razzismo, l'ipocrisia di una padre omofobo che fa una sega ad un produttore televisivo in cambio di un contratto.

Desirè da bambina costretta a farsi toccare dallo zio per una settimana di vacanze in una squallida località marittima laziale.

L'ignoranza e la cecità di una generazione a sua volta educata in maniera deformante.

L'ereditarietà del male che troverà un punto di rottura nella figura tragicomica della protagonista, della quale capiremo anche i fastidiosi comportamenti iniziali.

La dipendenza affettiva sia di coppia che tra genitori e figli.

"Felicità" bastona la famiglia italiana media e colpisce duro con un film stonato, imperfetto e traballante come la recitazione della Ramazzotti e come i personaggi della pellicola. Stonata, imperfetta e traballante è la vita.

Dolorosissimo il montaggio alternato che ci mostra Claudio che subisce un elettroshock mentre i suoi genitori sono in una balera a cantare e a ballare "Felicitá" della Carrá.

Claudio dopo un percorso di cure psichiatriche probabilmente prenderà il treno della sua vita, mentre il film si chiude sul volto di Desirè che invece ancora non ha trovato la sua di felicità.

"Facciamo finta che

Felicità

Felicità

Tarattatá".

Fine, buio in sala.

Quante battute e dialoghi abbiamo sentito come quelli del film? Quanti genitori come quelli di Claudio e della sorella abbiamo conosciuto? Tanti, purtroppo

14-Sep-2023 di Ema